L’e-commerce B2b vale 468 miliardi, ma digitalizzazione delle imprese in stallo

Il valore dell’e-commerce B2b in Italia nel 2022 è pari a 468 miliardi di euro, in crescita del 3% rispetto al 2021. L’incidenza sul totale del transato B2b italiano però è ferma al 21%, e per la prima volta dal 2015 rimane stabile rispetto all’anno precedente, suggerendo l’inizio di una fase di consolidamento degli investimenti nel digitale realizzati durante la pandemia. Nonostante un livello di adozione mediamente alto delle tecnologie per le transazioni digitali, la penetrazione dell’e-commerce B2b risulta ancora bassa, con appena un ordine su cinque scambiato tramite strumenti digitali. Sono alcuni risultati dell’Osservatorio Digital B2b della School of Management del Politecnico di Milano.

Fattura elettronica e attività interne digitalizzate

Poiché ne ha introdotto l’obbligo generalizzato, l’Italia vanta un primato europeo nella fatturazione elettronica, ma resta da completare l’ultimo tassello per la digitalizzazione del ciclo dell’ordine: quello della fase di consegna, ancora ferma al palo. Oggi solamente il 34% delle imprese italiane emette Documenti di Trasporto digitali, e solo una su quattro li riceve. Tra i processi amministrativo-contabili, invece, le attività interne sono le più digitalizzate: il 65% delle imprese possiede un software gestionale ERP, il 60% certificati di firma informatica, il 53% software di conservazione digitale e sempre il 53% software per la gestione elettronica documentale. Ma a spingere verso il basso la digitalizzazione sono le Pmi che registrano una diffusione inferiore del -24% rispetto alle grandi imprese.

Le tecnologie abilitanti

L’Osservatorio identifica tre approcci per l’utilizzo di tecnologie di vendita in ambito B2b: ‘infanti’, con semplici vetrine o punti di raccolta di richieste d’ordine, ‘adulti’, con veri e propri hub di servizi in grado di coprire tutte le fasi del ciclo esecutivo, e ‘adolescenti’, consapevoli dell’importanza dei nuovi canali, ma ancora arretrati sul fronte organizzativo e tecnologico. Tra le tecnologie digitali per la vendita, il 17% delle imprese possiede un Portale B2b, l’11% adotta piattaforme B2b, il 18% ha un sito proprio B2b, e il 6% utilizza Marketplace B2b, utilizzati principalmente per vendere prodotti, ma anche come vetrina dell’offerta. Tra le tecnologie che abilitano l’integrazione tra aziende, nel 2022 23.700 imprese italiane utilizzano l’EDI (Electronic Data Interchange, +13% rispetto 2021), per 135 milioni di documenti scambiati (+2%), tra ordini, conferme d’ordine, avvisi di spedizione e fatture.

La Firma informatica

Nella digitalizzazione dei processi interni, aumentano la diffusione delle firme informatiche, utilizzate ormai da quasi la metà delle imprese italiane per firmare contratti e fatture elettroniche. Sono oltre 29 milioni i certificati di firma attivi rilasciati ad aziende e privati (+0,4% rispetto 2021), e aumentano gli utilizzi effettivi. La firma informatica è uno dei servizi fiduciari normati in eIDAS insieme a sigilli elettronici, servizi di recapito certificato, time stamping e certificati di autenticazione (TLS) per siti web. La sinergia tra questi servizi è sempre più forte: si contano 225 fornitori qualificati di servizi fiduciari (QTSP) in Europa, di cui 20 in Italia, terzo Paese dietro a Spagna (48 QTSP) e Francia (29).

Le tendenze nel design degli interni per i negozi di moda

Il design degli interni è un aspetto cruciale per attirare i clienti di otni tipo di negozio, soprattutto quelli del settore moda, ed offrire a tutti un’esperienza di acquisto più piacevole.

Vediamo per questo quali sono le tendenze del momento nel settore del design di interni per i negozi di moda, così da poter fornire indicazioni utili a quanti desiderano dare alla propria attività commerciale un look più moderno e accattivante.

Il design degli interni ha infatti un impatto significativo sull’immagine che un negozio di moda trasmette ai suoi clienti.

Un ambiente ben curato può aumentare la percezione di valore dei prodotti in vendita e migliorare l’esperienza di acquisto complessiva.

Proprio grazie a soluzioni mirate per gli spazi e gli arredi, i negozi di moda possono distinguersi dai loro competitors e creare un’immagine coerente e riconoscibile.

Il minimalismo come tendenza predominante

Negli ultimi anni, il minimalismo è diventato una delle idee che vanno per la maggiore anche nell’arredo dei negozi di moda. Questa tendenza si basa sul concetto di “meno è meglio“, eliminando gli elementi superflui e privilegiando la pulizia delle linee e la semplicità.

I negozi che hanno adottato questo stile spesso utilizzano materiali naturali come il legno, il vetro e il metallo, e sono caratterizzati da una palette di colori neutri e sobri.

Questo tipo di design crea un’atmosfera elegante e raffinata, che può essere particolarmente adatta per i negozi di alta gamma.

L’uso di tecnologie innovative

Un’altra tendenza che al momento riguarda parecchi negozi  di abbigliamento è l’uso di tecnologie innovative quali schermi interattivi, realtà aumentata e altri dispositivi tecnologici in grado di offrire ai clienti un’esperienza d’acquisto coinvolgente e interattiva.

Ad esempio, tali negozi mettono a disposizione l’utilizzo di schermi touchscreen per consentire ai clienti di visionare i prodotti in modo più dettagliato, anche senza provarli.

L’importanza dell’illuminazione

L’illuminazione è un elemento fondamentale nel design di qualsiasi attività commerciale, e questo vale chiaramente anche per i negozi di moda.

La giusta illuminazione può valorizzare i prodotti in vendita e creare un’atmosfera più accogliente e invitante per i clienti.

Al momento è preferito l’uso di luci a LED, sia perchè offrono una maggiore efficienza energetica e sai perché garantiscono una maggiore flessibilità nella scelta del colore e dell’intensità della luce.

Tra l’altro, molti negozi sfruttano l’illuminazione per creare effetti visivi interessanti, come ad esempio la proiezione di immagini o la creazione di giochi di luce e ombre.

Gli espositori in cartone

Gli espositori in cartone sono una soluzione sempre più adoperata anche nei negozi di moda.

Essi possono essere facilmente personalizzati per adattarsi alle esigenze specifiche di ogni negozio, e possono essere adoperati per esporre una vasta gamma di prodotti, dall’abbigliamento agli accessori.

Questi espositori sono infatti resistenti e durevoli, ma anche ecologici e sostenibili.

Proprio la sostenibilità è diventata un argomento sempre più importante nell’ambito del design di interni per i negozi di moda.

Molti negozi stanno infatti adottando un approccio eco-friendly, ricorrendo a materiali riciclati e sostenibili per i propri arredi.

Allo stesso tempo, tante attività commerciali stanno cercando di ridurre il loro impatto ambientale, utilizzando anche fonti di energia rinnovabile e riducendo l’utilizzo di materiali non biodegradabili.

In breve

Dunque, il design di interni per i negozi di moda è un aspetto cruciale, tanto quanto la qualità dei prodotti in vendita.

Le tendenze del momento riguadano aspetti che mirano a sfruttare al meglio l’illuminazione e le nuove tecnologie, con lo sguardo verso un approccio più sostenibile e naturale anche per quel che riguarda gli arredi.

In questo contesto, gli espositori in cartone sono una soluzione sempre più ricercata ed apprezzata, grazie alla loro resistenza ed al loro impatto minimo sull’ambiente.

Musei e Teatri tornano (quasi) ai livelli pre-pandemia, e diventano più innovativi 

L’anno scorso il 30% dei teatri e il 38% di musei, monumenti e aree archeologiche ha presentato almeno un progetto per l’innovazione digitale, e circa la metà ha ottenuto finanziamenti su fondi PNRR. Inoltre, se i teatri, i cui ricavi da botteghino nel 2022 sono in calo solo del 6%, musei, monumenti e aree archeologiche hanno registrato in media solo il 7% in meno di visitatori e il -4% delle entrate rispetto al pre-pandemia. Così è per la ripartizione delle entrate, che secondo l’Osservatorio Innovazione Digitale nei Beni e Attività Culturali della School of Management del Politecnico di Milano, è tornata a rispecchiare la situazione pre-pandemica, con una media del 36% di ricavi provenienti da biglietteria (37% nel 2019).

Dai Podcast a QR-code, beacon, audioguide, touch screen

Oggi il 72% di musei, aree archeologiche e monumenti offre almeno uno strumento per arricchire l’esperienza di visita onsite, con prevalenza di QR-code e beacon, seguiti da audioguide e touch screen. L’ambito di investimento considerato prioritario si conferma anche per il 2023 la catalogazione e digitalizzazione delle collezioni, ma si registra un ulteriore passo avanti dei musei per la biglietteria online (46%, +8% rispetto al 2022).
Per i teatri, gli ambiti prioritari di investimento restano marketing, comunicazione e customer care, seguiti da ticketing e gestione delle prenotazioni. La trasformazione digitale del comparto si traduce anche in aumento dei musei che producono podcast (dal 9% al 16% in un anno), mentre circa uno su quattro sta acquisendo informazioni riguardo a Metaverso e Blockchain, e un piccolo cluster di sperimentatori sta già realizzando progetti legati soprattutto alla creazione di NFT su opere digitali o digitalizzate.

La sostenibilità sale sul palco

Le istituzioni culturali si stanno muovendo anche su ambiti di frontiera, come i droni. Il 18% di musei, monumenti e aree archeologiche ha già realizzato progetti in cui vengono impiegati questi strumenti, nella maggior parte dei casi per attività di valorizzazione, digitalizzazione della collezione, sviluppare contenuti 3D o scansione di siti archeologici. L’83% delle istituzioni museali italiane ha poi intrapreso almeno un’iniziativa in relazione alla sostenibilità ambientale, e molto simile è la situazione dei teatri (84%). Al primo posto tra gli ambiti di intervento è l’efficientamento energetico degli impianti (53% delle istituzioni), seguito da riuso e riciclo dei materiali (49%) e attività di sensibilizzazione del personale sui comportamenti sostenibili (45%).

Accessibilità ai servizi: si può fare di più

I musei italiani sono al lavoro per migliorare le condizioni di accessibilità ai servizi, che nel 2023 risultano ancora non soddisfacenti per molti aspetti. Il 38% presenta barriere architettoniche per accesso fisico e mobilità negli edifici e il 51% non offre alcun servizio per il superamento delle barriere cognitive e senso-percettive. La situazione è invertita in ambito teatrale, dove l’87% è attrezzato per il superamento delle barriere architettoniche, e il 28% è attrezzato per far fronte alle barriere cognitive sensoriali. Per ampliare la possibilità di relazione con il pubblico dalla pandemia le istituzioni culturali continuano a introdurre servizi e contenuti digitali. Il 60% dei musei offre visite guidate, laboratori, workshop o altri contenuti online, e il 24% dei teatri propone spettacoli online.

Carichi eccessivi, poco tempo e discriminazione: cosa non va nel lavoro in Italia

Troppi carichi di lavoro e poco spazio per se stessi e per la famiglia. L’ombra del burnout si allarga a tre lavoratori su dieci che riportano malessere psicofisico legato al lavoro. Sono solo alcuni dei dati che emergono dal Rapporto Italia 2023 di Eurispes, giunto alla sua  35a edizione. Oltre un quarto dei lavoratori italiani lamenta insicurezza sul lavoro, mancanza di diritti e precarietà. Un terzo ha svolto un secondo lavoro nell’ultimo anno e uno su cinque ha lavorato senza un contratto. La disparità di trattamento tra uomini e donne nel mondo del lavoro è un dato di fatto per il 26,8% degli italiani. Insomma, i segnali non sono esattamente positivi.

Eccesso di incombenze e difficoltà nel conciliare professione e famiglia

I carichi di lavoro troppo pesanti (44,3%) e la mancanza di tempo per se stessi (39,2%) sono i disagi più diffusi tra i lavoratori. Alle spalle di queste difficoltà, gli intervistati indicano poi conflitti con i superiori (34,9%), difficoltà nel conciliare lavoro e famiglia (34,3%), problemi negli spostamenti tra casa e lavoro (33,6%), mancanza di stimoli professionali (31,2%); circa il 30% lamenta conflitti con i colleghi o malessere psicofisico legato al lavoro. Il 27,4% soffre di insicurezza sul posto di lavoro, il 26,2% ritiene che i propri diritti siano scarsamente tutelati e circa il 26% è preoccupato per la precarietà contrattuale; quasi un quarto (23,6%) sperimenta irregolarità nei pagamenti.

Circa il 33% dei nostri connazionali svolge un secondo lavoro

Nell’ultimo anno, alcuni hanno svolto un secondo lavoro (32,9%), lavorato senza contratto (20,1%), svolto un lavoro al di sotto delle proprie competenze (23,6%) o lavorato durante la notte (15%). Il 35,6% ha lavorato da casa. Tra coloro che hanno lasciato il lavoro o hanno pensato di farlo, emerge che ciò è accaduto a causa di mancati pagamenti (24,4%), vittimizzazione da mobbing (26,7%), mancanza di un contratto (21,2%), o aver subito molestie sessuali (12,6%).

L’inclusione non è ancora per tutti

L’indagine dell’Eurispes si è concentrata anche su categorie di lavoratori la cui inclusione non è sempre adeguatamente garantita: donne, persone con orientamento sessuale non eterosessuale, stranieri. Riguardo alle pari opportunità di genere, il 26,8% del campione ha riscontrato disparità di trattamento nel mondo del lavoro tra uomini e donne in termini di opportunità di carriera, il 24,3% in termini di rispetto personale e il 24% in termini di riconoscimento economico. Nel 15,4% dei casi si è sperimentata esperienza diretta o indiretta di discriminazione legata all’orientamento sessuale delle persone; nel 13,9% dei casi in relazione all’origine straniera.

Cybersecurity sempre più complessa: così le imprese si affidano ai provider

Il report annuale di Kaspersky sulla sicurezza informatica, intitolato “IT Security Economics”, ha rivelato che a causa della crescente complessità delle soluzioni di cybersecurity, molte aziende si affidano a fornitori esterni per gestire alcune funzioni. Questi fornitori esterni, infatti, sono più competenti e in grado di gestire le tecnologie in modo più efficiente rispetto ai dipendenti interni dell’azienda. È importante sottolineare che una soluzione di cybersecurity complessa non garantisce la migliore protezione senza una gestione da parte di un esperto competente. 

AAA specialisti della sicurezza cercasi

La ricerca di specialisti della sicurezza è una sfida per le aziende, in quanto a livello globale ci sono pochi esperti in questo settore. Secondo lo studio “2022 Cybersecurity Workforce” di (ISC)², oggi si manifesta una carenza di competenze di 3,4 milioni di lavoratori nel mercato professionale della sicurezza informatica.
Questo scenario ha spinto le aziende a affidare alcune funzioni IT a Managed Service Provider (MSP) o Managed Security Service Provider (MSSP) per assicurarsi le competenze necessarie e avere team sempre aggiornati. Una ricerca condotta da Kaspersky tra i decision-maker del settore IT ha rivelato che il 54% delle PMI e delle aziende nel 2022 ha trasferito alcune responsabilità di sicurezza IT a MSP/MSSP principalmente per l’efficienza offerta dagli specialisti esterni.

Da due a quattro fornitori esterni

Tra le altre ragioni citate più frequentemente ci sono la necessità di conoscenze specialistiche, la complessità dei processi aziendali, la carenza di personale IT e i requisiti di conformità. Per quanto riguarda la collaborazione con MSP/MSSP, il 64% delle grandi aziende ha dichiarato di lavorare solitamente con due o tre fornitori, mentre il 10% delle PMI e delle corporation si affida a più di quattro fornitori di sicurezza informatica all’anno. Konstantin Sapronov, responsabile del Global Emergency Response Team di Kaspersky, ha sottolineato che gli specialisti esterni possono gestire tutti i processi di cybersecurity o occuparsi solo di attività specifiche, a seconda delle dimensioni e della maturità dell’organizzazione, nonché delle preferenze del management. È importante, tuttavia, che l’azienda abbia una conoscenza di base delle informazioni di sicurezza per valutare correttamente il lavoro dei collaboratori esterni.

Servizi di protezione gestiti

Per proteggere le aziende da attacchi informatici sofisticati, anche in assenza di responsabili interni per la sicurezza, Kaspersky consiglia l’utilizzo di servizi di protezione gestiti. Inoltre, i corsi di formazione esperti aiutano gli specialisti di sicurezza informatica a rimanere aggiornati e preparati ad affrontare le minacce informatiche in continua evoluzione.

Packaging: aumentano le informazioni ambientali sulle etichette

È quanto emerge dal terzo report IdentiPack, l’Osservatorio nazionale sull’etichettatura ambientale del packaging, frutto della collaborazione fra CONAI, il Consorzio Nazionale Imballaggi, e GS1 Italy: nel 2022 in Italia sono aumentati i prodotti che riportano informazioni ambientali relative al packaging. Di fatto, su oltre 59.000 referenze compaiono già le indicazioni sulla tipologia di imballaggio e sul corretto conferimento in raccolta differenziata, il 44,8% di tutti i prodotti grocery a scaffale monitorati nel 2022 (+3,2% rispetto al 2021) e il 66,7% di quelli effettivamente venduti (+2,4%). Dati incoraggianti, soprattutto a proposito delle informazioni ambientali, rese obbligatorie da gennaio 2023.

Codifica identificativa del materiale presente su 34.031 imballaggi a scaffale

Su 34.031 imballaggi a scaffale è già presente la codifica identificativa del materiale di cui sono fatti, ai sensi della decisione 129/97/CE. Questi corrispondono al 25,6% del totale delle referenze a scaffale nel grocery (+4,2 %) e al 43,7% del totale dei prodotti venduti (+4,1 %). Oggi sono già 4.691 i prodotti a scaffale la cui etichetta permette di visionare digitalmente le informazioni ambientali sul packaging del prodotto. Un paniere che include il 3,5% delle referenze a scaffale e il 3,3% di quelle vendute complessivamente. Un numero cresciuto dello 0,2% se confrontato con quello del 2021.

Medaglia d’oro a gelati e surgelati

Fra i settori merceologici analizzati, quello del freddo si posiziona al primo posto per la comunicazione delle informazioni ambientali obbligatorie dei packaging.
Gelati e surgelati si aggiudicano la leadership per incidenza di prodotti che riportano in etichetta la codifica identificativa del materiale, oltre alle indicazioni sulla tipologia di imballaggio e sul corretto conferimento in raccolta differenziata. Ma brillano anche per la presenza di certificazioni relative alla compostabilità del packaging e suggerimenti per migliorare la raccolta differenziata a casa. Anche l’home care ricorre alla comunicazione ambientale sul packaging con numeri superiori alla media, e si aggiudica la palma per l’uso di canali digitali che forniscono informazioni aggiuntive. Un reparto pionieristico, questo, nel mettere a disposizione del consumatore QR code e link digitali, diffusi sugli imballaggi home care molto più che nel resto del grocery.

Un contributo importante all’industria del riciclo

“Queste cifre e questi risultati sono anche il frutto di un percorso che CONAI ha portato avanti dalla fine del 2020 con il Ministero dell’ambiente e con le aziende italiane, creando Linee guida dedicate proprio all’etichettatura – commenta Luca Ruini, presidente CONAI -. I numeri di IdentiPack, infatti, sono anche una conferma di quanto le corrette indicazioni per la raccolta differenziata siano importanti: permettono all’industria del riciclo di dare nuova vita a quantitativi sempre maggiori di materiali da imballaggio, risorse prodotte dalle nostre città che sono ormai autentiche miniere metropolitane”.

Imprese italiane: nel primo trimestre calano quelle individuali ma aumentano le società

Aumentano le società, mentre calano le imprese individuali in Italia. Lo rivela lo scenario che emerge dai dati Movimprese elaborati da Unioncamere – InfoCamere sulla base del Registro delle Imprese delle Camere di commercio relative all’andamento del I trimestre del 2023.

Saldo lievemente negativo

Dalla sintesi dei dati relativi ai primi tre mesi del 2023, si può vedere un saldo lievemente negativo per le imprese italiane, con un calo dello 0,12% dello stock di imprese, pari a una riduzione di 7.443 unità. Nonostante ciò, il tessuto imprenditoriale italiano si è dimostrato stabile, con un numero di iscrizioni al Registro delle Imprese delle Camere di commercio in linea con lo stesso periodo dell’anno precedente. Tuttavia, si è registrato un sensibile aumento delle chiusure rispetto al biennio precedente, anche se restano tra i valori più contenuti degli ultimi dieci anni.

I settori che salgono

Alcuni settori hanno visto un aumento della propria base imprenditoriale, come le attività professionali, scientifiche e tecniche (+2.992 imprese), le attività immobiliari (+1.571) e le costruzioni (+1.070), ancora sotto l’onda “lunga” degli incentivi all’edilizia. Al contrario, i settori del commercio (-8.806 imprese, -0,61%) e dell’agricoltura (-6.167 unità, -0,85%) hanno subito un arretramento maggiore.
Le società di capitali sono state il segmento più dinamico del tessuto imprenditoriale italiano, con un aumento di 13.000 unità (0,69% di tasso di crescita) nel trimestre. Tuttavia, il saldo negativo delle ditte individuali, delle società di persone e delle “Altre forme” ha bilanciato solo in parte questa crescita.

Lazio, Sardegna e Trentino-Alto Adige sono le regioni con saldo positivo

L’analisi a livello territoriale ha mostrato saldi negativi in tutte e quattro le grandi ripartizioni, con tutte le regioni in arretramento rispetto all’anno precedente. Lazio, Sardegna e Trentino-Alto Adige sono state le uniche regioni a registrare un saldo positivo, seppur contenuto. Piemonte e Sicilia, invece, hanno registrato il risultato peggiore in termini assoluti, con una riduzione di 1.638 e 907 imprese rispettivamente.

Il tessuto imprenditoriale italiano “tiene”

In generale, il primo trimestre del 2023 ha visto una sostanziale tenuta. Quella registrata è infatti una flessione che resta tra le più contenute del recente passato e che (con l’unica eccezione del 2021, in piena pandemia) caratterizza tradizionalmente i trimestri di inizio d’anno a causa del concentrarsi delle cancellazioni sul finire dell’anno precedente e l’inizio del nuovo.

Pronta la pelle elettronica: sarà possibile abbracciarsi on line a distanza

Se ci si sente soli e si ha bisogno di un abbraccio, la tecnologia potrebbe avere la soluzione giusta. Grazie alla pelle elettronica, ora è possibile abbracciarsi a distanza nel mondo virtuale. La pelle elettronica, o “e-skin”, è stata sviluppata da un team di ricercatori dell’Università di Hong Kong e descritta in un articolo pubblicato su Science Advances. Questa pelle artificiale è in grado di rilevare il contatto e inviare segnali senza fili tramite bluetooth.

Come funziona la e-skin?

Ma come funziona esattamente? La pelle elettronica è composta da una rete di sensori flessibili e sottili, che possono essere indossati come un guanto o applicati direttamente sulla pelle. Quando questi sensori vengono premuti, la pelle elettronica invia un segnale wireless al dispositivo del destinatario, che a sua volta emette una vibrazione o un’impulso tattile per simulare un abbraccio. La nuova e-skin, in particolare, grazie ai suoi 16 attuatori flessibili combinati in un dispositivo grande quanto un cerotto è in grado di rilevare o riprodurre sensazioni tattili anche contemporaneamente.

Dalla telemedicina al gaming e al metaverso

Questa tecnologia potrebbe avere molteplici usi, dalla comunicazione a distanza tra amici e parenti, fino all’utilizzo in contesti medici per i pazienti che hanno bisogno di contatto umano ma non possono riceverlo fisicamente. Inoltre, la pelle elettronica ha il potenziale per migliorare l’esperienza di gioco e di realtà virtuale, rendendo l’esperienza più coinvolgente e realistica. “Con il rapido sviluppo della realtà virtuale e aumentata, la vista e l’udito non sono sufficienti per ricreare un’esperienza immersiva: la comunicazione tattile potrebbe essere una rivoluzione per interagire nel metaverso”, afferma Yu Xinge, professore associato al Dipartimento di ingegneria biomedica.

Ancora qualche preoccupazione sul fronte sicurezza

Nonostante i suoi vantaggi, la pelle elettronica solleva alcune preoccupazioni sulla privacy e sulla sicurezza dei dati. Tuttavia, i ricercatori stanno lavorando per affrontare queste problematiche e garantire che la tecnologia sia utilizzata in modo responsabile e sicuro. In conclusione, la pelle elettronica potrebbe rappresentare un passo avanti nella comunicazione a distanza e nell’esperienza virtuale. 

Azzerare i limiti dello spazio

Tuttavia, commenta Yu Xinge, “La nostra e-skin può comunicare con dispositivi Bluetooth e trasmettere dati tramite Internet con smartphone e computer per eseguire trasmissioni di segnali tattili a distanza ultra lunga. Amici e familiari in luoghi differenti potrebbero usarla per ‘sentirsi’ l’un l’altro. Questa forma di tocco supera i limiti dello spazio e riduce notevolmente il senso di distanza nella comunicazione umana”. Chi avrebbe mai pensato che un abbraccio potesse essere trasmesso attraverso internet?

Quanto, come e cosa si legge in Italia?

Qual è il rapporto oggi fra gli italiani e i libri? Cosa preferiscono leggere i nostri connazionali e in che modalità? A queste e a molte altre domande ha risposto Ispos attraverso una recentissima indagine. La ricerca ha esplorato le abitudini di lettura in Italia, in occasione del progetto “Ivrea Capitale Italiana del Libro 2022”. Lo studio fornisce informazioni sul tipo di lettori italiani, le loro preferenze di lettura, le influenze sulla scelta dei libri e il loro rapporto con le biblioteche, i book influencer, il prezzo dei libri e il formato di lettura preferito. Inoltre, i dati evidenziano alcune differenze generazionali tra Baby Boomers e Generazione Z, fornendo informazioni interessanti sull’evoluzione delle scelte di lettura.

Comprensione del testo, una fatica per molti 

Tuttavia, la percentuale di chi fatica a comprendere il testo è più elevata tra le persone tra i 25 e i 34 anni. Solo il 18% del campione intervistato si considera un grande lettore, ma il 37% si definisce un lettore appassionato. Il maggior freno alla lettura sembra essere la pigrizia, che rappresenta l’11% delle risposte. La lettura è un momento di relax per il 35% degli italiani, evasione per il 30% ed educativo per il 28%, ma questa percentuale scende di 10 punti percentuali nella Generazione Z. 

I gusti in fatto di lettura

Il romanzo classico è la preferenza principale espressa dagli italiani, tranne che per la Generazione Z che predilige fantasy, fantascienza, mystery e crime.
Un altro approfondimento interessante dello studio è quello rivolto agli  ebook. Rimane salda la passione per il libro di carta sia come mezzo sia più in generale come oggetto, tanto da essere preferito dal 70% del campione e apprezzato dall’89% per la possibilità di essere sfogliato. Nonostante questo, il 63% degli intervistati è certo che l’ebook diventerà, nei prossimi anni, la forma più popolare di editoria.

Come si scelgono i libri?

L’indagine approfondisce anche le motivazioni che spingono verso la scelta dei libri. Se la media nazionale indica in cima alla classifica l’esposizione in libreria (27%), le raccomandazioni di amici (25%), le recensioni su siti web (22%) e quelle su giornali o riviste (20%), il dato cambia nella Generazione Z che si appoggia a fonti diverse. Rimangono sempre le recensioni su siti web (23%), le raccomandazioni di amici (23%) e dei familiari (21%) mentre scendono notevolmente sotto la media nazionale le esposizioni in libreria (17% contro il 27% della media nazionale), le recensioni in libreria (6% contro il 15% nazionale), i consigli del libraio (7% contro il 13% nazionale), evidenziando forse una difficoltà di rapporto tra gli under25 rispetto le librerie. Da rilevare anche una bassa influenza dei suggerimenti televisivi (8% contro il 12% della media nazionale), collegata forse a una scarsa fruizione della tv tradizionale da parte delle fasce più giovani. Anche il rapporto con le biblioteche è complesso per la Generazione Z: solo il 45% infatti ritiene utile sostenerle per il futuro del Paese; il dato raggiunge il 70% nella media nazionale.

Come dormono gli italiani? 

Come si dorme in Italia? Non in modo completamente sano e sereno. Il 17 marzo di ogni anno viene celebrato il World Sleep Day, un evento promosso dalla World Sleep Society in tutto il mondo e dall’Associazione Italiana di Medicina del Sonno in Italia. La giornata ha come obiettivo quello di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla salute del sonno e l’importanza che questo gioca nel benessere fisico, mentale e sociale di una persona. Dormire bene è un comportamento fondamentale per il benessere, proprio come mangiare sano e fare esercizio fisico. In occasione di questa ricorrenza, il team Public Affairs di Ipsos ha condotto un sondaggio per indagare i comportamenti e le abitudini relative al sonno in Italia. Secondo i risultati del sondaggio, circa la metà delle persone dorme tra le 7 e le 8 ore a notte, mentre il 44% dichiara di soffrire o di aver sofferto in passato di uno o più disturbi del sonno.

No a tablet e TV per un dolce sonno

Gli esperti sconsigliano l’uso di dispositivi come smartphone, tablet e computer poco prima di addormentarsi e di evitare di dormire con la televisione accesa, poiché la luce emessa da questi schermi influisce sul ritmo circadiano, confondendo l’orologio biologico interno. Tuttavia, il sondaggio ha rivelato che quattro persone su dieci guardano la Tv/Film/Serie tv prima di dormire, mentre una su tre utilizza smartphone o tablet. In particolare, sono i membri della Generazione Z e i Millennials ad utilizzare prevalentemente dispositivi elettronici. Per quanto riguarda la quantità di ore di sonno per notte, il sondaggio ha evidenziato che quasi la metà delle persone dorme tra le 7 e le 8 ore, mentre un terzo dorme tra le 5 e le 6 ore, di cui quasi la metà sono i cosiddetti Boomers.

I disturbi della notte

Il World Sleep Day ha anche l’obiettivo di sensibilizzare sulla cattiva qualità e quantità del sonno e i possibili disturbi ad essa correlati, tra cui insonnia, sonnambulismo, paralisi del sonno e apnee notturne. Secondo il sondaggio di Ipsos, quasi la metà dell’opinione pubblica soffre o ha sofferto di disturbi del sonno, di cui il 49% delle donne e il 38% degli uomini. L’insonnia sembra essere il disturbo più comune, soprattutto tra studenti, pensionati e lavoratori autonomi, seguita da tachicardia, attacchi di ansia e/o di panico notturni, più frequente tra disoccupati e dipendenti.

I rimedi della buonanotte

Tra quanti soffrono o hanno sofferto di disturbi del sonno, la maggioranza attribuisce la causa ad ansia, stress e preoccupazioni. Tra i rimedi utilizzati o citati, due persone su cinque hanno indicato le tisane rilassanti, mentre altri rimedi includono lo svolgimento di attività come la lettura, la camminata o la cucina e la melatonina. In conclusione, il World Sleep Day è una giornata importante per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla salute del sonno e l’importanza che questo ha per il benessere in generale.