Mese: Giugno 2023

L’e-commerce B2b vale 468 miliardi, ma digitalizzazione delle imprese in stallo

Il valore dell’e-commerce B2b in Italia nel 2022 è pari a 468 miliardi di euro, in crescita del 3% rispetto al 2021. L’incidenza sul totale del transato B2b italiano però è ferma al 21%, e per la prima volta dal 2015 rimane stabile rispetto all’anno precedente, suggerendo l’inizio di una fase di consolidamento degli investimenti nel digitale realizzati durante la pandemia. Nonostante un livello di adozione mediamente alto delle tecnologie per le transazioni digitali, la penetrazione dell’e-commerce B2b risulta ancora bassa, con appena un ordine su cinque scambiato tramite strumenti digitali. Sono alcuni risultati dell’Osservatorio Digital B2b della School of Management del Politecnico di Milano.

Fattura elettronica e attività interne digitalizzate

Poiché ne ha introdotto l’obbligo generalizzato, l’Italia vanta un primato europeo nella fatturazione elettronica, ma resta da completare l’ultimo tassello per la digitalizzazione del ciclo dell’ordine: quello della fase di consegna, ancora ferma al palo. Oggi solamente il 34% delle imprese italiane emette Documenti di Trasporto digitali, e solo una su quattro li riceve. Tra i processi amministrativo-contabili, invece, le attività interne sono le più digitalizzate: il 65% delle imprese possiede un software gestionale ERP, il 60% certificati di firma informatica, il 53% software di conservazione digitale e sempre il 53% software per la gestione elettronica documentale. Ma a spingere verso il basso la digitalizzazione sono le Pmi che registrano una diffusione inferiore del -24% rispetto alle grandi imprese.

Le tecnologie abilitanti

L’Osservatorio identifica tre approcci per l’utilizzo di tecnologie di vendita in ambito B2b: ‘infanti’, con semplici vetrine o punti di raccolta di richieste d’ordine, ‘adulti’, con veri e propri hub di servizi in grado di coprire tutte le fasi del ciclo esecutivo, e ‘adolescenti’, consapevoli dell’importanza dei nuovi canali, ma ancora arretrati sul fronte organizzativo e tecnologico. Tra le tecnologie digitali per la vendita, il 17% delle imprese possiede un Portale B2b, l’11% adotta piattaforme B2b, il 18% ha un sito proprio B2b, e il 6% utilizza Marketplace B2b, utilizzati principalmente per vendere prodotti, ma anche come vetrina dell’offerta. Tra le tecnologie che abilitano l’integrazione tra aziende, nel 2022 23.700 imprese italiane utilizzano l’EDI (Electronic Data Interchange, +13% rispetto 2021), per 135 milioni di documenti scambiati (+2%), tra ordini, conferme d’ordine, avvisi di spedizione e fatture.

La Firma informatica

Nella digitalizzazione dei processi interni, aumentano la diffusione delle firme informatiche, utilizzate ormai da quasi la metà delle imprese italiane per firmare contratti e fatture elettroniche. Sono oltre 29 milioni i certificati di firma attivi rilasciati ad aziende e privati (+0,4% rispetto 2021), e aumentano gli utilizzi effettivi. La firma informatica è uno dei servizi fiduciari normati in eIDAS insieme a sigilli elettronici, servizi di recapito certificato, time stamping e certificati di autenticazione (TLS) per siti web. La sinergia tra questi servizi è sempre più forte: si contano 225 fornitori qualificati di servizi fiduciari (QTSP) in Europa, di cui 20 in Italia, terzo Paese dietro a Spagna (48 QTSP) e Francia (29).

Le tendenze nel design degli interni per i negozi di moda

Il design degli interni è un aspetto cruciale per attirare i clienti di otni tipo di negozio, soprattutto quelli del settore moda, ed offrire a tutti un’esperienza di acquisto più piacevole.

Vediamo per questo quali sono le tendenze del momento nel settore del design di interni per i negozi di moda, così da poter fornire indicazioni utili a quanti desiderano dare alla propria attività commerciale un look più moderno e accattivante.

Il design degli interni ha infatti un impatto significativo sull’immagine che un negozio di moda trasmette ai suoi clienti.

Un ambiente ben curato può aumentare la percezione di valore dei prodotti in vendita e migliorare l’esperienza di acquisto complessiva.

Proprio grazie a soluzioni mirate per gli spazi e gli arredi, i negozi di moda possono distinguersi dai loro competitors e creare un’immagine coerente e riconoscibile.

Il minimalismo come tendenza predominante

Negli ultimi anni, il minimalismo è diventato una delle idee che vanno per la maggiore anche nell’arredo dei negozi di moda. Questa tendenza si basa sul concetto di “meno è meglio“, eliminando gli elementi superflui e privilegiando la pulizia delle linee e la semplicità.

I negozi che hanno adottato questo stile spesso utilizzano materiali naturali come il legno, il vetro e il metallo, e sono caratterizzati da una palette di colori neutri e sobri.

Questo tipo di design crea un’atmosfera elegante e raffinata, che può essere particolarmente adatta per i negozi di alta gamma.

L’uso di tecnologie innovative

Un’altra tendenza che al momento riguarda parecchi negozi  di abbigliamento è l’uso di tecnologie innovative quali schermi interattivi, realtà aumentata e altri dispositivi tecnologici in grado di offrire ai clienti un’esperienza d’acquisto coinvolgente e interattiva.

Ad esempio, tali negozi mettono a disposizione l’utilizzo di schermi touchscreen per consentire ai clienti di visionare i prodotti in modo più dettagliato, anche senza provarli.

L’importanza dell’illuminazione

L’illuminazione è un elemento fondamentale nel design di qualsiasi attività commerciale, e questo vale chiaramente anche per i negozi di moda.

La giusta illuminazione può valorizzare i prodotti in vendita e creare un’atmosfera più accogliente e invitante per i clienti.

Al momento è preferito l’uso di luci a LED, sia perchè offrono una maggiore efficienza energetica e sai perché garantiscono una maggiore flessibilità nella scelta del colore e dell’intensità della luce.

Tra l’altro, molti negozi sfruttano l’illuminazione per creare effetti visivi interessanti, come ad esempio la proiezione di immagini o la creazione di giochi di luce e ombre.

Gli espositori in cartone

Gli espositori in cartone sono una soluzione sempre più adoperata anche nei negozi di moda.

Essi possono essere facilmente personalizzati per adattarsi alle esigenze specifiche di ogni negozio, e possono essere adoperati per esporre una vasta gamma di prodotti, dall’abbigliamento agli accessori.

Questi espositori sono infatti resistenti e durevoli, ma anche ecologici e sostenibili.

Proprio la sostenibilità è diventata un argomento sempre più importante nell’ambito del design di interni per i negozi di moda.

Molti negozi stanno infatti adottando un approccio eco-friendly, ricorrendo a materiali riciclati e sostenibili per i propri arredi.

Allo stesso tempo, tante attività commerciali stanno cercando di ridurre il loro impatto ambientale, utilizzando anche fonti di energia rinnovabile e riducendo l’utilizzo di materiali non biodegradabili.

In breve

Dunque, il design di interni per i negozi di moda è un aspetto cruciale, tanto quanto la qualità dei prodotti in vendita.

Le tendenze del momento riguadano aspetti che mirano a sfruttare al meglio l’illuminazione e le nuove tecnologie, con lo sguardo verso un approccio più sostenibile e naturale anche per quel che riguarda gli arredi.

In questo contesto, gli espositori in cartone sono una soluzione sempre più ricercata ed apprezzata, grazie alla loro resistenza ed al loro impatto minimo sull’ambiente.

Musei e Teatri tornano (quasi) ai livelli pre-pandemia, e diventano più innovativi 

L’anno scorso il 30% dei teatri e il 38% di musei, monumenti e aree archeologiche ha presentato almeno un progetto per l’innovazione digitale, e circa la metà ha ottenuto finanziamenti su fondi PNRR. Inoltre, se i teatri, i cui ricavi da botteghino nel 2022 sono in calo solo del 6%, musei, monumenti e aree archeologiche hanno registrato in media solo il 7% in meno di visitatori e il -4% delle entrate rispetto al pre-pandemia. Così è per la ripartizione delle entrate, che secondo l’Osservatorio Innovazione Digitale nei Beni e Attività Culturali della School of Management del Politecnico di Milano, è tornata a rispecchiare la situazione pre-pandemica, con una media del 36% di ricavi provenienti da biglietteria (37% nel 2019).

Dai Podcast a QR-code, beacon, audioguide, touch screen

Oggi il 72% di musei, aree archeologiche e monumenti offre almeno uno strumento per arricchire l’esperienza di visita onsite, con prevalenza di QR-code e beacon, seguiti da audioguide e touch screen. L’ambito di investimento considerato prioritario si conferma anche per il 2023 la catalogazione e digitalizzazione delle collezioni, ma si registra un ulteriore passo avanti dei musei per la biglietteria online (46%, +8% rispetto al 2022).
Per i teatri, gli ambiti prioritari di investimento restano marketing, comunicazione e customer care, seguiti da ticketing e gestione delle prenotazioni. La trasformazione digitale del comparto si traduce anche in aumento dei musei che producono podcast (dal 9% al 16% in un anno), mentre circa uno su quattro sta acquisendo informazioni riguardo a Metaverso e Blockchain, e un piccolo cluster di sperimentatori sta già realizzando progetti legati soprattutto alla creazione di NFT su opere digitali o digitalizzate.

La sostenibilità sale sul palco

Le istituzioni culturali si stanno muovendo anche su ambiti di frontiera, come i droni. Il 18% di musei, monumenti e aree archeologiche ha già realizzato progetti in cui vengono impiegati questi strumenti, nella maggior parte dei casi per attività di valorizzazione, digitalizzazione della collezione, sviluppare contenuti 3D o scansione di siti archeologici. L’83% delle istituzioni museali italiane ha poi intrapreso almeno un’iniziativa in relazione alla sostenibilità ambientale, e molto simile è la situazione dei teatri (84%). Al primo posto tra gli ambiti di intervento è l’efficientamento energetico degli impianti (53% delle istituzioni), seguito da riuso e riciclo dei materiali (49%) e attività di sensibilizzazione del personale sui comportamenti sostenibili (45%).

Accessibilità ai servizi: si può fare di più

I musei italiani sono al lavoro per migliorare le condizioni di accessibilità ai servizi, che nel 2023 risultano ancora non soddisfacenti per molti aspetti. Il 38% presenta barriere architettoniche per accesso fisico e mobilità negli edifici e il 51% non offre alcun servizio per il superamento delle barriere cognitive e senso-percettive. La situazione è invertita in ambito teatrale, dove l’87% è attrezzato per il superamento delle barriere architettoniche, e il 28% è attrezzato per far fronte alle barriere cognitive sensoriali. Per ampliare la possibilità di relazione con il pubblico dalla pandemia le istituzioni culturali continuano a introdurre servizi e contenuti digitali. Il 60% dei musei offre visite guidate, laboratori, workshop o altri contenuti online, e il 24% dei teatri propone spettacoli online.

Carichi eccessivi, poco tempo e discriminazione: cosa non va nel lavoro in Italia

Troppi carichi di lavoro e poco spazio per se stessi e per la famiglia. L’ombra del burnout si allarga a tre lavoratori su dieci che riportano malessere psicofisico legato al lavoro. Sono solo alcuni dei dati che emergono dal Rapporto Italia 2023 di Eurispes, giunto alla sua  35a edizione. Oltre un quarto dei lavoratori italiani lamenta insicurezza sul lavoro, mancanza di diritti e precarietà. Un terzo ha svolto un secondo lavoro nell’ultimo anno e uno su cinque ha lavorato senza un contratto. La disparità di trattamento tra uomini e donne nel mondo del lavoro è un dato di fatto per il 26,8% degli italiani. Insomma, i segnali non sono esattamente positivi.

Eccesso di incombenze e difficoltà nel conciliare professione e famiglia

I carichi di lavoro troppo pesanti (44,3%) e la mancanza di tempo per se stessi (39,2%) sono i disagi più diffusi tra i lavoratori. Alle spalle di queste difficoltà, gli intervistati indicano poi conflitti con i superiori (34,9%), difficoltà nel conciliare lavoro e famiglia (34,3%), problemi negli spostamenti tra casa e lavoro (33,6%), mancanza di stimoli professionali (31,2%); circa il 30% lamenta conflitti con i colleghi o malessere psicofisico legato al lavoro. Il 27,4% soffre di insicurezza sul posto di lavoro, il 26,2% ritiene che i propri diritti siano scarsamente tutelati e circa il 26% è preoccupato per la precarietà contrattuale; quasi un quarto (23,6%) sperimenta irregolarità nei pagamenti.

Circa il 33% dei nostri connazionali svolge un secondo lavoro

Nell’ultimo anno, alcuni hanno svolto un secondo lavoro (32,9%), lavorato senza contratto (20,1%), svolto un lavoro al di sotto delle proprie competenze (23,6%) o lavorato durante la notte (15%). Il 35,6% ha lavorato da casa. Tra coloro che hanno lasciato il lavoro o hanno pensato di farlo, emerge che ciò è accaduto a causa di mancati pagamenti (24,4%), vittimizzazione da mobbing (26,7%), mancanza di un contratto (21,2%), o aver subito molestie sessuali (12,6%).

L’inclusione non è ancora per tutti

L’indagine dell’Eurispes si è concentrata anche su categorie di lavoratori la cui inclusione non è sempre adeguatamente garantita: donne, persone con orientamento sessuale non eterosessuale, stranieri. Riguardo alle pari opportunità di genere, il 26,8% del campione ha riscontrato disparità di trattamento nel mondo del lavoro tra uomini e donne in termini di opportunità di carriera, il 24,3% in termini di rispetto personale e il 24% in termini di riconoscimento economico. Nel 15,4% dei casi si è sperimentata esperienza diretta o indiretta di discriminazione legata all’orientamento sessuale delle persone; nel 13,9% dei casi in relazione all’origine straniera.