News

Report sulla sostenibilità: cosa sono e a cosa servono?

I report sulla sostenibilità forniscono una visione completa dell’impatto di un’azienda in ambito economico, ambientale e sociale (ESG). La formulazione e divulgazione degli obiettivi ESG aiuta le aziende a implementare cambiamenti fondamentali, posizionandole favorevolmente in un’economia globale sempre più incentrata sulla sostenibilità. In pratica, il report di sostenibilità non fornisce solo una visione completa dell’impatto aziendale in ambito ESG, ma è una guida per modellare il futuro operativo, prevedere i cambiamenti e pianificarli efficacemente, migliorando così l’efficienza complessiva. Gli obiettivi ambientali, sociali e di governance sono traguardi strategici che le aziende si prefiggono per gestire efficacemente il loro impatto sulla società e sull’ambiente. Questi obiettivi rientrano in tre categorie, Ambientale, Sociale, Governance.

Misurare la trasparenza delle aziende su questioni etiche, ambientali e sociali

I consumatori e i potenziali partner commerciali sono più esigenti che mai, e attribuiscono grande importanza all’allineamento dei loro valori con gli impegni dei marchi che supportano.
In questo contesto, il report di sostenibilità dimostra la trasparenza delle aziende su questioni etiche, ambientali e sociali. Nel panorama aziendale odierno, oltre il 90% delle più grandi aziende del mondo segnala il proprio impatto sulla sostenibilità. Esistono più di 600 diversi framework in tutto il mondo che mirano a facilitare la rendicontazione e il monitoraggio dei progressi ESG. Una significativa maggioranza delle organizzazioni opta per i GRI Standards. Gettonati anche i framework alternativi International Integrated Reporting Committee (IIRC) e gli standard del Sustainability Accounting Standards Board (SASB).

Combinare le informazioni finanziarie con i dati ESG

Gli standard della Global Reporting Initiative (GRI), rinomati per il loro approccio globale, completezza e flessibilità, si rivolgono ad aziende di tutte le dimensioni. Consentono di misurare la performance e l’impatto delle azioni messe in atto, fornendo indicazioni sugli aspetti economici, ambientali e sociali e attraendo un’ampia gamma di parti interessate, compresi gli investitori.
L’84% delle più grandi aziende del mondo applica le linee guida GRI nell’approccio allo sviluppo sostenibile. L’Integrated Reporting Framework (IRF) dell’International Integrated Reporting Council incoraggia invece la segnalazione integrata di dati finanziari e non finanziari, facendo appello principalmente agli investitori e ai finanziatori globali. I report combinano le informazioni finanziarie annuali tradizionali con i dati ESG, descrivendo in dettaglio la creazione di valore su periodi di breve, medio e lungo termine.

Standard specifici rivolti agi investitori

Gli standard SASB (Sustainability Accounting Standards Board), riferisce Adnkronos, si rivolgono a un pubblico più ristretto, principalmente investitori. Una delle caratteristiche distintive di SASB è la creazione di oltre 70 standard specifici del settore. Questi, in combinazione con le mappe di materialità di SASB, possono essere estremamente utili per le aziende che hanno appena iniziato il loro percorso di reporting, aiutandole a identificare gli elementi materiali per il reporting e offrendo un quadro più standardizzato per il benchmarking.

L’Europa è più cara, ma è ancora attraente per i viaggiatori

L’Europa costa cara, eppure è ancora attrattiva. I paesi del Sud, come l’Italia, ka Spagna, la Grecia, il Portogallo e la Croazia, nonostante l’aumento dei prezzi in questa torrida estate 2023, sono ancora invitanti rispetto ad altre mete in giro per il mondo. Secondo l’analisi sulle vacanze estive 2023 di Allianz Trad, quest’estate oltre il 40% dei viaggiatori per una settimana di vacanza spenderà più di 1.500 euro. E le tariffe giornaliere per camera in media sono passate da 156 euro nel 2022 a 212 euro nel 2023. Di fatto, l’inflazione alta, che trascina al rialzo i prezzi di aerei, alloggi e cibo, non sembra scoraggiare i viaggiatori.

Meglio le mete più vicine

Il 41% dei viaggiatori, rispetto al 33% del 2022, spenderà più di 1.500 euro per la vacanza estiva.
Del resto, il confronto con il resto del mondo induce a preferire le mete più vicine, dove il costo del trasferimento risulta più accettabile se paragonato a destinazioni come i Caraibi, gli Stati Uniti e alcune mete premium come il Belize, le Maldive, le Mauritius, le Seychelles e lo Sri Lanka.
Le Bermuda, ad esempio, rimangono la vacanza più costosa tra le destinazioni globali, tre volte più cara dell’Europa meridionale.
Confrontando i dati di questa estate con quella del 2019, il parametro che si riferisce ai ricavi per passeggero-chilometro (RPK) all’interno dell’Europa ha raggiunto il 92% nel primo trimestre dell’anno, mentre i volumi di vendita dei biglietti aerei da maggio a settembre hanno già toccato il 91% dell’ultimo anno pre-Covid.

Investire nel turismo sostenibile

Il turismo rappresenta la quota maggiore del valore aggiunto lordo totale in Croazia (11,3%), in Portogallo (8,1%), in Grecia (7,7%), in Spagna (6,9%) e in Italia (6,2%). Ciò rischia di provocare una dipendenza strutturale dai turisti stranieri e una crescente vulnerabilità agli shock esogeni (come insegna la pandemia). Si corre anche il rischio di perpetuare i problemi del mercato del lavoro, come la prevalenza di posti poco qualificati e un’altrettanto bassa produttività. Nel frattempo, l’Europa meridionale dovrebbe investire nel turismo sostenibile per garantire la conservazione degli ambienti naturali e del patrimonio culturale per le prossime generazioni, ragionando su un miglioramento delle infrastrutture. 

Il caro alloggi non scoraggia i vacanzieri

Oltre ai rincari degli alimentari, l’alloggio è diventato più costoso, condizionato da una domanda ‘alle stelle’ e dal deciso aumento delle tariffe degli hotel per far fronte a bollette energetiche più elevate.
La tariffa giornaliera per una camera d’albergo in media è balzata a 212 euro nel primo trimestre dell’anno, in rialzo rispetto ai 156 euro nel 2022 e i 129 del 2021.
Ma ciò non ha scoraggiato viaggiatori: anche il tasso medio di occupazione negli alberghi continua ad aumentare, passando dal 48% del 2021 al 62% di oggi. Il tasso ‘normale’ pre-pandemia era del 71%.
Si prevede quindi che quest’anno i viaggi all’interno dell’Europa cresceranno del 20%, per circa 515 milioni di arrivi, pari all’89% del 2019 e al 14% nel 2024.

L’e-commerce B2b vale 468 miliardi, ma digitalizzazione delle imprese in stallo

Il valore dell’e-commerce B2b in Italia nel 2022 è pari a 468 miliardi di euro, in crescita del 3% rispetto al 2021. L’incidenza sul totale del transato B2b italiano però è ferma al 21%, e per la prima volta dal 2015 rimane stabile rispetto all’anno precedente, suggerendo l’inizio di una fase di consolidamento degli investimenti nel digitale realizzati durante la pandemia. Nonostante un livello di adozione mediamente alto delle tecnologie per le transazioni digitali, la penetrazione dell’e-commerce B2b risulta ancora bassa, con appena un ordine su cinque scambiato tramite strumenti digitali. Sono alcuni risultati dell’Osservatorio Digital B2b della School of Management del Politecnico di Milano.

Fattura elettronica e attività interne digitalizzate

Poiché ne ha introdotto l’obbligo generalizzato, l’Italia vanta un primato europeo nella fatturazione elettronica, ma resta da completare l’ultimo tassello per la digitalizzazione del ciclo dell’ordine: quello della fase di consegna, ancora ferma al palo. Oggi solamente il 34% delle imprese italiane emette Documenti di Trasporto digitali, e solo una su quattro li riceve. Tra i processi amministrativo-contabili, invece, le attività interne sono le più digitalizzate: il 65% delle imprese possiede un software gestionale ERP, il 60% certificati di firma informatica, il 53% software di conservazione digitale e sempre il 53% software per la gestione elettronica documentale. Ma a spingere verso il basso la digitalizzazione sono le Pmi che registrano una diffusione inferiore del -24% rispetto alle grandi imprese.

Le tecnologie abilitanti

L’Osservatorio identifica tre approcci per l’utilizzo di tecnologie di vendita in ambito B2b: ‘infanti’, con semplici vetrine o punti di raccolta di richieste d’ordine, ‘adulti’, con veri e propri hub di servizi in grado di coprire tutte le fasi del ciclo esecutivo, e ‘adolescenti’, consapevoli dell’importanza dei nuovi canali, ma ancora arretrati sul fronte organizzativo e tecnologico. Tra le tecnologie digitali per la vendita, il 17% delle imprese possiede un Portale B2b, l’11% adotta piattaforme B2b, il 18% ha un sito proprio B2b, e il 6% utilizza Marketplace B2b, utilizzati principalmente per vendere prodotti, ma anche come vetrina dell’offerta. Tra le tecnologie che abilitano l’integrazione tra aziende, nel 2022 23.700 imprese italiane utilizzano l’EDI (Electronic Data Interchange, +13% rispetto 2021), per 135 milioni di documenti scambiati (+2%), tra ordini, conferme d’ordine, avvisi di spedizione e fatture.

La Firma informatica

Nella digitalizzazione dei processi interni, aumentano la diffusione delle firme informatiche, utilizzate ormai da quasi la metà delle imprese italiane per firmare contratti e fatture elettroniche. Sono oltre 29 milioni i certificati di firma attivi rilasciati ad aziende e privati (+0,4% rispetto 2021), e aumentano gli utilizzi effettivi. La firma informatica è uno dei servizi fiduciari normati in eIDAS insieme a sigilli elettronici, servizi di recapito certificato, time stamping e certificati di autenticazione (TLS) per siti web. La sinergia tra questi servizi è sempre più forte: si contano 225 fornitori qualificati di servizi fiduciari (QTSP) in Europa, di cui 20 in Italia, terzo Paese dietro a Spagna (48 QTSP) e Francia (29).

Musei e Teatri tornano (quasi) ai livelli pre-pandemia, e diventano più innovativi 

L’anno scorso il 30% dei teatri e il 38% di musei, monumenti e aree archeologiche ha presentato almeno un progetto per l’innovazione digitale, e circa la metà ha ottenuto finanziamenti su fondi PNRR. Inoltre, se i teatri, i cui ricavi da botteghino nel 2022 sono in calo solo del 6%, musei, monumenti e aree archeologiche hanno registrato in media solo il 7% in meno di visitatori e il -4% delle entrate rispetto al pre-pandemia. Così è per la ripartizione delle entrate, che secondo l’Osservatorio Innovazione Digitale nei Beni e Attività Culturali della School of Management del Politecnico di Milano, è tornata a rispecchiare la situazione pre-pandemica, con una media del 36% di ricavi provenienti da biglietteria (37% nel 2019).

Dai Podcast a QR-code, beacon, audioguide, touch screen

Oggi il 72% di musei, aree archeologiche e monumenti offre almeno uno strumento per arricchire l’esperienza di visita onsite, con prevalenza di QR-code e beacon, seguiti da audioguide e touch screen. L’ambito di investimento considerato prioritario si conferma anche per il 2023 la catalogazione e digitalizzazione delle collezioni, ma si registra un ulteriore passo avanti dei musei per la biglietteria online (46%, +8% rispetto al 2022).
Per i teatri, gli ambiti prioritari di investimento restano marketing, comunicazione e customer care, seguiti da ticketing e gestione delle prenotazioni. La trasformazione digitale del comparto si traduce anche in aumento dei musei che producono podcast (dal 9% al 16% in un anno), mentre circa uno su quattro sta acquisendo informazioni riguardo a Metaverso e Blockchain, e un piccolo cluster di sperimentatori sta già realizzando progetti legati soprattutto alla creazione di NFT su opere digitali o digitalizzate.

La sostenibilità sale sul palco

Le istituzioni culturali si stanno muovendo anche su ambiti di frontiera, come i droni. Il 18% di musei, monumenti e aree archeologiche ha già realizzato progetti in cui vengono impiegati questi strumenti, nella maggior parte dei casi per attività di valorizzazione, digitalizzazione della collezione, sviluppare contenuti 3D o scansione di siti archeologici. L’83% delle istituzioni museali italiane ha poi intrapreso almeno un’iniziativa in relazione alla sostenibilità ambientale, e molto simile è la situazione dei teatri (84%). Al primo posto tra gli ambiti di intervento è l’efficientamento energetico degli impianti (53% delle istituzioni), seguito da riuso e riciclo dei materiali (49%) e attività di sensibilizzazione del personale sui comportamenti sostenibili (45%).

Accessibilità ai servizi: si può fare di più

I musei italiani sono al lavoro per migliorare le condizioni di accessibilità ai servizi, che nel 2023 risultano ancora non soddisfacenti per molti aspetti. Il 38% presenta barriere architettoniche per accesso fisico e mobilità negli edifici e il 51% non offre alcun servizio per il superamento delle barriere cognitive e senso-percettive. La situazione è invertita in ambito teatrale, dove l’87% è attrezzato per il superamento delle barriere architettoniche, e il 28% è attrezzato per far fronte alle barriere cognitive sensoriali. Per ampliare la possibilità di relazione con il pubblico dalla pandemia le istituzioni culturali continuano a introdurre servizi e contenuti digitali. Il 60% dei musei offre visite guidate, laboratori, workshop o altri contenuti online, e il 24% dei teatri propone spettacoli online.

Packaging: aumentano le informazioni ambientali sulle etichette

È quanto emerge dal terzo report IdentiPack, l’Osservatorio nazionale sull’etichettatura ambientale del packaging, frutto della collaborazione fra CONAI, il Consorzio Nazionale Imballaggi, e GS1 Italy: nel 2022 in Italia sono aumentati i prodotti che riportano informazioni ambientali relative al packaging. Di fatto, su oltre 59.000 referenze compaiono già le indicazioni sulla tipologia di imballaggio e sul corretto conferimento in raccolta differenziata, il 44,8% di tutti i prodotti grocery a scaffale monitorati nel 2022 (+3,2% rispetto al 2021) e il 66,7% di quelli effettivamente venduti (+2,4%). Dati incoraggianti, soprattutto a proposito delle informazioni ambientali, rese obbligatorie da gennaio 2023.

Codifica identificativa del materiale presente su 34.031 imballaggi a scaffale

Su 34.031 imballaggi a scaffale è già presente la codifica identificativa del materiale di cui sono fatti, ai sensi della decisione 129/97/CE. Questi corrispondono al 25,6% del totale delle referenze a scaffale nel grocery (+4,2 %) e al 43,7% del totale dei prodotti venduti (+4,1 %). Oggi sono già 4.691 i prodotti a scaffale la cui etichetta permette di visionare digitalmente le informazioni ambientali sul packaging del prodotto. Un paniere che include il 3,5% delle referenze a scaffale e il 3,3% di quelle vendute complessivamente. Un numero cresciuto dello 0,2% se confrontato con quello del 2021.

Medaglia d’oro a gelati e surgelati

Fra i settori merceologici analizzati, quello del freddo si posiziona al primo posto per la comunicazione delle informazioni ambientali obbligatorie dei packaging.
Gelati e surgelati si aggiudicano la leadership per incidenza di prodotti che riportano in etichetta la codifica identificativa del materiale, oltre alle indicazioni sulla tipologia di imballaggio e sul corretto conferimento in raccolta differenziata. Ma brillano anche per la presenza di certificazioni relative alla compostabilità del packaging e suggerimenti per migliorare la raccolta differenziata a casa. Anche l’home care ricorre alla comunicazione ambientale sul packaging con numeri superiori alla media, e si aggiudica la palma per l’uso di canali digitali che forniscono informazioni aggiuntive. Un reparto pionieristico, questo, nel mettere a disposizione del consumatore QR code e link digitali, diffusi sugli imballaggi home care molto più che nel resto del grocery.

Un contributo importante all’industria del riciclo

“Queste cifre e questi risultati sono anche il frutto di un percorso che CONAI ha portato avanti dalla fine del 2020 con il Ministero dell’ambiente e con le aziende italiane, creando Linee guida dedicate proprio all’etichettatura – commenta Luca Ruini, presidente CONAI -. I numeri di IdentiPack, infatti, sono anche una conferma di quanto le corrette indicazioni per la raccolta differenziata siano importanti: permettono all’industria del riciclo di dare nuova vita a quantitativi sempre maggiori di materiali da imballaggio, risorse prodotte dalle nostre città che sono ormai autentiche miniere metropolitane”.

Pronta la pelle elettronica: sarà possibile abbracciarsi on line a distanza

Se ci si sente soli e si ha bisogno di un abbraccio, la tecnologia potrebbe avere la soluzione giusta. Grazie alla pelle elettronica, ora è possibile abbracciarsi a distanza nel mondo virtuale. La pelle elettronica, o “e-skin”, è stata sviluppata da un team di ricercatori dell’Università di Hong Kong e descritta in un articolo pubblicato su Science Advances. Questa pelle artificiale è in grado di rilevare il contatto e inviare segnali senza fili tramite bluetooth.

Come funziona la e-skin?

Ma come funziona esattamente? La pelle elettronica è composta da una rete di sensori flessibili e sottili, che possono essere indossati come un guanto o applicati direttamente sulla pelle. Quando questi sensori vengono premuti, la pelle elettronica invia un segnale wireless al dispositivo del destinatario, che a sua volta emette una vibrazione o un’impulso tattile per simulare un abbraccio. La nuova e-skin, in particolare, grazie ai suoi 16 attuatori flessibili combinati in un dispositivo grande quanto un cerotto è in grado di rilevare o riprodurre sensazioni tattili anche contemporaneamente.

Dalla telemedicina al gaming e al metaverso

Questa tecnologia potrebbe avere molteplici usi, dalla comunicazione a distanza tra amici e parenti, fino all’utilizzo in contesti medici per i pazienti che hanno bisogno di contatto umano ma non possono riceverlo fisicamente. Inoltre, la pelle elettronica ha il potenziale per migliorare l’esperienza di gioco e di realtà virtuale, rendendo l’esperienza più coinvolgente e realistica. “Con il rapido sviluppo della realtà virtuale e aumentata, la vista e l’udito non sono sufficienti per ricreare un’esperienza immersiva: la comunicazione tattile potrebbe essere una rivoluzione per interagire nel metaverso”, afferma Yu Xinge, professore associato al Dipartimento di ingegneria biomedica.

Ancora qualche preoccupazione sul fronte sicurezza

Nonostante i suoi vantaggi, la pelle elettronica solleva alcune preoccupazioni sulla privacy e sulla sicurezza dei dati. Tuttavia, i ricercatori stanno lavorando per affrontare queste problematiche e garantire che la tecnologia sia utilizzata in modo responsabile e sicuro. In conclusione, la pelle elettronica potrebbe rappresentare un passo avanti nella comunicazione a distanza e nell’esperienza virtuale. 

Azzerare i limiti dello spazio

Tuttavia, commenta Yu Xinge, “La nostra e-skin può comunicare con dispositivi Bluetooth e trasmettere dati tramite Internet con smartphone e computer per eseguire trasmissioni di segnali tattili a distanza ultra lunga. Amici e familiari in luoghi differenti potrebbero usarla per ‘sentirsi’ l’un l’altro. Questa forma di tocco supera i limiti dello spazio e riduce notevolmente il senso di distanza nella comunicazione umana”. Chi avrebbe mai pensato che un abbraccio potesse essere trasmesso attraverso internet?

Aumentano i cyberattacchi ai giovani gamer: +57%: nel 2022

L’ultimo report di Kaspersky, intitolato Il lato oscuro del mondo di virtual game dei più piccoli, rivela i rischi per i giovani gamer nei giochi online, ed evidenzia come gli attacchi mirati a questa fascia d’età siano aumentati del 57% rispetto al 2021. Nel 2022 i criminali informatici hanno infatti lanciato oltre 7 milioni di attacchi a bambini e ragazzi, sfruttando alcuni titoli di giochi popolari. Per raggiungere i dispositivi dei genitori, i criminali informatici creano di proposito siti di gioco falsi che suscitano l’interesse dei bambini a seguire le pagine di phishing e a scaricare file dannosi. In particolare, le pagine di phishing utilizzate per colpire i giovani giocatori imitano per lo più titoli famosi, come Roblox, Minecraft, Fortnite e Apex Legends. 

Quasi 40.000 file dannosi nascosti dietro i giochi più popolari

Gli esperti di Kaspersky hanno analizzato le minacce legate ai giochi online più popolari per bambini e ragazzi dai 3 ai 16 anni. Le soluzioni di sicurezza Kaspersky hanno infatti rilevato più di 7 milioni di attacchi da gennaio 2022 a dicembre 2022. Nel 2021, i criminali informatici hanno effettuato 4,5 milioni di attacchi, con un aumento del 57% nel 2022. Nel 2022, 232.735 gamer si sono imbattuti in quasi 40.000 file, tra cui malware e applicazioni potenzialmente indesiderate, nascosti dietro i più popolari giochi per bambini. Poiché gli utenti di questa età spesso non hanno un proprio computer e giocano dai dispositivi dei genitori, le minacce diffuse dai criminali informatici mirano molto probabilmente a ottenere i dati delle carte di credito e le credenziali dei genitori.

Oltre 878.000 pagine di phishing rivolte a utenti under 13

Nello stesso periodo, quasi 40.000 utenti hanno cercato di scaricare un file dannoso simulando Roblox, una popolare piattaforma di gioco per bambini. Ciò ha comportato un aumento del 14% del numero di vittime, rispetto alle 33.000 del 2021. Poiché la metà dei 60 milioni di utenti di Roblox ha meno di 13 anni, la maggior parte delle vittime degli attacchi di questi criminali informatici sono potenzialmente bambini che non hanno conoscenze di cybersecurity. Secondo le statistiche di Kaspersky, le pagine di phishing utilizzate per colpire i giovani gamer imitano principalmente Roblox, Minecraft, Fortnite e Apex Legends. In totale, nel 2022 sono state create oltre 878.000 pagine di phishing per questi giochi.

Tecniche di social engineering

Una delle tecniche di social engineering più comuni, rivolta ai giovani gamer, prevede la possibilità di scaricare cheat e mod popolari per i giochi. Su un sito di phishing l’utente può ricevere un intero manuale su come installare correttamente il cheat. L’aspetto particolarmente interessante è che comprende istruzioni specifiche che sottolineano la necessità di disabilitare l’antivirus prima di installare un file. Questo potrebbe non destare sospetti nei giovani gamer, ma potrebbe essere stato creato appositamente per evitare che il malware venga rilevato sul dispositivo infetto. Più a lungo l’antivirus dell’utente viene disattivato, maggiori sono le informazioni che potrebbero essere raccolte dal computer della vittima.

È pronto il primo software che assembla il Dna in due giorni

È il primo software in grado di assemblare un intero Dna in pochi giorni, senza ‘buchi’ e senza errori, a partire proprio da quello dell’uomo. Si chiama Verkko, parola che in finlandese significa ‘rete’, e promette di imprimere una forte accelerazione nel campo della ricerca, non solo per il genoma umano, ma anche per quello di tante altre specie, oltre ad aprire la strada a una serie di applicazioni nella medicina personalizzata. Il risultato della ricerca che ha portato allo sviluppo di Verkko è stato pubblicato sulla rivista Nature Biotechnology, ed è stato ottenuto dai ricercatori del National Institutes of Health (NIH), l’agenzia americana per la ricerca sulla salute.

“Basta premere un pulsante per ottenere una sequenza completa del genoma”

La ‘nascita’ del software ha preso avvio dal progetto internazionale Telomere-to-Telomere (T2T), che lo scorso anno ha pubblicato la sequenza più completa e senza lacune del genoma umano.
“Abbiamo preso tutto ciò che abbiamo imparato nel progetto T2T e automatizzato il processo – ha spiegato Sergey Koren, che ha coordinato lo studio -. Ora con Verkko basta premere un pulsante per ottenere automaticamente una sequenza completa del genoma”.

Assemblare un’intera sequenza di Dna è un po’ come completare un puzzle

Di fatto, mentre i ricercatori del progetto T2T hanno impiegato anni per completare manualmente quell’8-10% del Dna umano che era rimasto ancora all’oscuro, il software Verkko adesso è in grado di completare lo stesso procedimento solamente in un paio di giorni. Assemblare un’intera sequenza di Dna è un po’ come completare un puzzle nel quale i pezzi possono essere piccoli e dettagliati, oppure grandi ma poco precisi. In pratica, Verkko inizia mettendo insieme i pezzi più piccoli, creando molti segmenti disconnessi tra loro. A questo punto, il software confronta le regioni già assemblate con i pezzi più grandi che ha a disposizione, ovvero, quelli che servono da ‘cornice’ per mettere in ordine le varie parti.

Verso la costruzione di database pangenomici completi

Il prodotto finale è quindi una sequenza genomica dettagliata e completa, riferisce Startupitalia. I ricercatori hanno già testato le capacità di Verkko con sequenze umane e non, constatando la velocità e la precisione con cui il sistema ha ricostruito interi cromosomi, un compito che un tempo rappresentava un’impresa ardua, riporta Ansa. Più in dettaglio, l’esecuzione di Verkko sul genoma umano HG002 ha prodotto 20 dei 46 cromosomi diploidi assemblati senza lacune, con una precisione del 99,9997%. Un risultato, questo, che va verso la costruzione di database pangenomici completi e genomica comparativa su scala cromosomica. 

AI e ricerche online: secondo Google “La fotocamera è la prossima tastiera”

Per le ricerche online le applicazioni, per ora, utilizzano le parole scritte, ma il futuro delle ricerche potrebbe essere multiplo. O almeno è quanto ha dichiarato Google durante la presentazione parigina di nuove funzionalità legate alle ricerche. Di fatto, già oggi è possibile fare ricerche, oltre che con le parole, anche con le immagini. D’altronde, “le ricerche online hanno 25 anni – afferma Prabhakar Raghavan, senior vice president di Google -. La loro storia è appena iniziata”. E l’AI sarà centrale nelle ricerche online, ovvero nel modo in cui accediamo a gran parte delle informazioni.  “Siamo nell’era della ricerca visuale”, aggiunge Raghavan. Anzi, di più: “La fotocamera è la prossima tastiera”.
Insomma, scatti, clicchi, cerchi, con il pieno supporto dell’AI. 

Il ruolo essenziale di Lens

I prodotti presentati confermano la centralità dell’immagine, con un ruolo essenziale di Lens. Un esempio pratico? Scattiamo la foto di un abito visto in vetrina: bello, solo che sarebbe meglio di un altro colore. Basta caricare l’immagine e aggiungere ‘verde’ ed ecco che nei risultati di ricerca comparirà quell’abito o abiti simili di colore verde. Poiché la funzionalità ha evidenti applicazioni commerciali sarà presto disponibile anche l’opzione ‘vicino a me’, che restringe la ricerca multipla alle attività poco distanti. A breve, riferisce Agi, arriverà anche Search screen, che permette di attivare la ricerca multipla su qualsiasi cosa compaia in un’immagine online: Lens infatti identifica l’oggetto e permette di iniziare la ricerca e saperne di più.
In pratica, sottolinea Elizabeth Reid, vice president e gm di Google Search, “se puoi vederlo, puoi cercarlo”.

Una “Visualizzazione immersiva”

Ma il ruolo dell’AI sta diventando centrale anche nelle Mappe. La prima novità si chiama Visualizzazione immersiva. Utilizzando l’AI e la computer vision, questa applicazione fonde miliardi di immagini di Street View e immagini aeree per creare un modello digitale dettagliato. Città, quartieri ed edifici si possono guardare dal basso, dall’alto e, altra novità, dall’interno. E sempre grazie alle ricostruzioni visive, l’utente potrà ‘entrare’ all’interno di bar, ristoranti e negozi. Visualizzazione immersiva è pronta per essere lanciata in alcune grandi città nel mondo, ed entro pochi mesi, toccherà anche alle italiane Firenze e Venezia.

Poi c’è Live View, uno Street View potenziato

Live View è invece una nuova modalità di ricerca che si potrebbe descrivere come uno Street View potenziato. Oggi Maps permette di individuare punti d’interesse, bar, bancomat. Live View fa lo stesso, ma dal vivo, inquadrando la strada che abbiamo davanti. È un’applicazione di realtà aumentata che fonde i classici segnaposto e le informazioni disponibili sulle Mappe con porte e insegne analogiche. Per ora, niente Italia, è disponibile a Londra, Los Angeles, New York, Parigi, San Francisco e Tokyo. La stessa funzionalità può essere sfruttata nei grandi luoghi chiusi che non si conoscono, perché Live View è una guida in realtà aumentata che Google ambisce a portare in aeroporti, stazioni ferroviarie e centri commerciali del mondo.

PNRR: 48 miliardi per l’Agenda Digitale italiana

Il PNRR mette a disposizione 48 miliardi per la digitalizzazione dell’Italia, il 37% di tutte le risorse europee per il digitale inserite nel Next Generation EU. L’Italia ha già completato il 17% di milestone e target dedicati, e secondo il Digital Economy and Society Index (DESI) nel 2022 è salita di 2 posizioni nel ranking europeo di digitalizzazione. Siamo però al 18° posto su 27 Stati membri, con importanti gap rispetto ad altri Paesi, in particolare, sulle competenze digitali e i servizi pubblici digitali. Si comincia comunque a concretizzare un modello Government as a Platform di sviluppo ed erogazione di servizi pubblici digitali, in cui la PA diventa una piattaforma di innovazione. Lo evidenzia la ricerca dell’Osservatorio Agenda Digitale della School of Management del Politecnico di Milano.

PA e DESI

La PA riveste un ruolo di primo piano nell’attuazione del PNRR, con almeno il 60% delle risorse destinate a enti pubblici. Per la trasformazione digitale dell’apparato pubblico sono 13 le milestone e 27 i target da realizzare nel 2023, con intenti rilevanti sul fronte del procurement.
Nell’edizione 2022 del DESI l’Italia è 25esima per diffusione di competenze digitali, settima per connettività, ottava per digitalizzazione delle imprese, 19esima per digitalizzazione della PA.
Per superare i limiti di completezza degli indicatori l’Osservatorio ha elaborato i Digital Maturity Indexes (DMI), da cui emergono ottimi risultati nella connettività e nell’integrazione delle tecnologie digitali, dovuti a copertura a 5G, diffusione del cloud, e fatturazione elettronica.

Government as a Platform

Il nostro Paese sta cercando di adottare un modello di Government as a Platform, con dataset e componenti condivisi, piattaforme per accentrare l’offerta di servizi pubblici, modelli di interoperabilità applicativa basati su API e standard aperti, soluzioni cloud per garantire scalabilità, controllo della sicurezza ed efficienza. Per l’interoperabilità, la Piattaforma Digitale Nazionale Dati (PDND) abiliterà lo scambio automatico di dati tra PA e favorirà l’interoperabilità dei sistemi informativi, mentre il Progetto Mobility as a Service for Italy (MaaS) prevede di dedicare 57 milioni di euro all’integrazione e all’interoperabilità di servizi di trasporto pubblico e privato. Per l’infrastruttura cloud, il Polo Strategico Nazionale (PSN) ospiterà i dati e i servizi critici e strategici delle PA, ma siamo ancora lontani dalla dismissione e razionalizzazione degli oltre 11.000 data center attualmente presenti.

Acquisti pubblici ed enti locali

Il nuovo Codice dei contratti pubblici (1° aprile 2023) prevede un’accelerazione nella gestione degli appalti pubblici tramite piattaforme digitali interoperabili. Un mercato che nel mondo pubblico vale 28 milioni di euro l’anno. È necessario realizzare un processo di approvvigionamento completamente digitalizzato e superare i problemi del mercato di soluzioni digitali alla PA, che le acquista tutte da aziende private. Perché l’Italia riesca a rispondere alla chiamata digitale è necessario definire una governance che preveda un forte presidio e coordinamento sui temi dell’Agenda Digitale. Le PA locali gestiranno oltre 66 miliardi di euro del PNRR, e molte delle risorse complementari verranno amministrate direttamente da Regioni e Province Autonome.