Negli ultimi 20 anni più tasse per 166 miliardi

Negli ultimi 20 anni le entrate tributarie in Italia sono aumentate di 166 miliardi di euro. Se nel 2000 l’erario e gli enti locali avevano incassato 350,5 miliardi di euro, nel 2019 il gettito è salito a 516,6 miliardi. In termini percentuali, la crescita in questo ventennio è stata del 47,4%, 3,5 punti in più rispetto all’aumento registrato sempre nello stesso arco temporale dal Pil nazionale (+44,2%. L’inflazione, sempre in questo arco temporale, è aumentata del 37%, 10 punti in meno rispetto alla crescita percentuale del gettito. Qualcuno può affermare che con 166 miliardi di entrate in più la nostra macchina pubblica ha funzionato meglio e i contribuenti italiani hanno ricevuto più servizi, oppure questo prelievo aggiuntivo li ha impoveriti, contribuendo a non far crescere il Paese? L’Ufficio studi della CGIA non ha dubbi, e propende senza esitazioni per la seconda ipotesi.

Quarti al mondo per peso delle tasse

Anche se provvisori, gli ultimi dati statistici dell’OECD 3, club che racchiude i 37 Paesi più industrializzati al mondo, ci dicono che dopo la Danimarca (46,3% del Pil), la Francia (45,4%), Belgio e Svezia (entrambe al 42,9%), l’Italia è al 4° posto a pari merito con l’Austria (42,4%) per incidenza della pressione fiscale sul Pil. Se ci confrontiamo con i nostri principali competitor commerciali, solo la Francia sta peggio di noi (i transalpini registrano un carico fiscale complessivo superiore al nostro di 3,2 punti). La Germania, invece, presenta una pressione fiscale inferiore alla nostra di 3,6, la Spagna di 7,8 e il Regno Unito addirittura di 9,4 punti.

Se siamo la settima economia del mondo lo dobbiamo alle prestazioni delle Pmi

Al di là dell’Atlantico, invece, gli USA contano quasi 18 lunghezze di peso fiscale inferiore a quello italiano, mentre la media dei Paesi OECD è inferiore alla nostra di 8,6 punti. Ora, se siamo saldamente la settima economia del mondo, questo risultato non lo dobbiamo certo alle performance della nostra Pubblica Amministrazione, che mediamente funziona poco e male, nemmeno al ruolo delle grandi imprese, che nel nostro Paese si contano sulle dita delle mani, ma alle prestazioni delle nostre Pmi. Anche per questo, assieme ai propri lavoratori, meritano una tassazione più giusta, più equa e più leggera.

Partite Iva, abolire il sistema saldo/acconto

Oltre a tagliare le tasse attraverso il federalismo fiscale, per il popolo delle partite Iva è necessario eliminare da subito l’attuale sistema degli acconti e dei saldi, consentendo alle aziende di pagare le tasse solo su quanto hanno effettivamente incassato. Un’operazione trasparenza che consentirebbe di passare da un sistema di prelievo sugli incassi presunti a uno sugli incassi effettivi, eliminando non solo il sistema del saldo e acconto, ma pure la formazione di crediti fiscali e la conseguente attesa, da parte delle aziende, dei rimborsi fiscali che spesso arrivano con ritardi ingiustificabili.

Gli italiani tornano a richiedere prestiti: volumi a livelli pre Covid

Nell’ultimo periodo, insieme al ritorno graduale alla normalità, gli italiani hanno ricominciato  pensare a piccoli investimenti concedersi qualche extra. E così sono ritornati a richiedere prestiti, tanto che i valori hanno raggiunto le stesse cifre registrate pre-Covid. A scattare la fotografia dei nostri connazionali rispetto all’andamento dei prestiti è il Sistema di Informazioni Creditizie gestite da CRIF, che rivela come nel primo semestre 2021 le richieste di prestiti da parte delle famiglie siano aumentate del 25,6% rispetto allo stesso periodo del 2020. Registrano un andamento positivo sia sia i prestiti personali (+10,0%) sia i prestiti finalizzati (+38,4%). Solo nel mese di giugno, le richieste hanno fatto segnare un vero e proprio balzo in avanti: le istruttorie registrate sul Sistema sono complessivamente aumentate del +9,2%. A spingere questo deciso rimbalzo sono stati sia i prestiti finalizzati all’acquisto di beni e servizi, che nell’ultimo mese di osservazione hanno fatto segnare un +8,0%, che i prestiti personali, cresciuti del +11,1%.

Un segnale del clima di fiducia

“La positiva performance delle richieste di prestiti da parte delle famiglie va letta come un naturale rimbalzo rispetto al corrispondente periodo del 2020, fortemente condizionato dall’esplosione dell’emergenza pandemica, sostenuto anche da un migliorato clima di fiducia e dal consolidamento della ripresa economica. Per il prosieguo dell’anno ci attendiamo un ulteriore consolidamento della domanda di credito ma le politiche di erogazione potrebbero farsi più selettive a fronte dell’atteso peggioramento della rischiosità del comparto nel momento in cui gli interventi straordinari e le misure di sostegno alle famiglie dovessero essere sospese” ha commentato l’andamento Simone Capecchi, Executive Director di CRIF. 

Aumenta l’importo medio richiesto: 9.536 euro
In questo contesto, è cresciuto anche l’importo medio richiesto, che si attesta a 9.536 euro (+2,8% rispetto al 2020), sebbene proprio a giungo si sia rilevata una leggera flessione (8.875 Euro, -1,7%). Circa le meta delle richieste, però (per la precisione il 47,9%) si riferisce a importi inferiori ai 5.000  euro.

Un quarto delle richieste arriva dagli under 35

Per quanto riguarda la durata dei prestiti richiesti dalle famiglie nel loro complesso, il 19,6% del totale prevede un piano di rimborso fra i 2 e i 3 anni, contro un 24,4% che va oltre i 5 anni, privilegiando soluzioni che pesino il meno possibile sul reddito familiare. C’è anche un altro aspetto interessante da considerare, relativo alla fascia di età che maggiormente richiede questo tipo di finanziamento. Si conferma infatti che gli italiani fra il i 45 e 54 anni sono quelli che maggiormente richiedono un prestito (rappresentano infatti il 25,3% del totale delle domande), ma cresce anche la percentuale degli under 35, che oggi raggiungono il 23% del totale.

Con Apple la casa è sempre più intelligente

Casa sempre più smart, almeno per quanto riguarda Apple. La società della Mela ha infatti presentato alla sua conferenza annuale Worldwide Developers Conference (WWDC) una serie di nuove funzionalità destinate a chi vuole rendere la propria abitazione più evoluta e “facile”. A partire dall’apertura della porta: diventa infatti possibile sbloccare la porta d’ingresso o del garage con il proprio iPhone, a condizione che sia stata installata una serratura intelligente compatibile. Un altro aspetto interessante è che questi nuovi sviluppi coinvolgono diverse figure imprenditoriali: in questo caso, ovviamente, i principali fornitori di serrature.

Insieme è meglio

Questa scelta è un cambio di passo rispetto al passato, in quanto Apple per la sua Smart Home “preferisce incoraggiare i produttori di hardware di terze parti ad adottare la piattaforma di Apple (HomeKit) per sviluppare i loro progetti senza problemi” riporta una nota di Developer.apple.com. Questa filosofia ha effetti molto ampi anche su molte altre funzionalità: ad esempio, vengono integratate su Home Kit anche le opzioni per il controllo dei condizionatori d’aria, delle videocamere, dei sensori di movimento, di campanelli e luci. L’obiettivo è quello di posizionare iPhone e Apple Watch come controller per un’ampia varietà di funzioni domestiche, rendendoli centrali nella gestione della casa e fidelizzando così la clientela su tutta la gamma di dispositivi Apple, compresi Apple TV e HomePod.

Uno standard affinché i gadget domestici lavorino insieme

Ma non è finita qui: Apple ha anche dichiarato che sosterrà Matter, lo standard progettato per consentire ai gadget domestici intelligenti di lavorare insieme. La casa della Mela ha contribuito attivamente alla nascita di questo progetto, che coinvolge anche Amazon, Google e Samsung. con un codice HomeKit open source. L’obiettivo di Matter è quello di garantire che i dispositivi domestici intelligenti rimangano compatibili per gli anni a venire e rendere più facile lo sviluppo di nuove app. Per gli sviluppatori, il codice HomeKit funzionerà con Matter senza la necessità di apportare nessuna modifica.
“Sempre in tema casa, HomeKit potrà presto utilizzare Siri per programmare l’accensione di luci intelligenti, per esempio ogni giorno alle 8:00 e le videocamere potranno verificare quando un pacco è stato consegnato: basterà tenere sotto controllo la situazione da una Apple TV in modalità a schermo intero ed, eventualmente, accendere facilmente le luci a distanza per illuminare l’ambiente circostante” conclude Developer.apple.com. Le videocamere per la casa intelligente potranno archiviare i filmati in modo crittografato e privato su iCloud attraverso una funzionalità chiamata HomeKit Secure Video.

Oscurare o no i mi piace? Su Instagram e Facebook sarà possibile decidere

Meglio nascondere i “mi piace” oppure renderli visibili? Una scelta che ora è possibile: è questa infatti la novità introdotta da Instagram e Facebook al termine del periodo di test su Instagram. L’obiettivo del test era capire se l’opzione potesse aiutare a ridurre la pressione sentita da alcune persone nel pubblicare i propri post. Sui due social di Mark Zuckerberg sarà quindi possibile decidere se scegliere di oscurare o lasciare visibile il numero di like su un post. L’iniziativa rientra nel tentativo di filtrare i contenuti ritenuti offensivi nei messaggi diretti, e dare così agli utenti la possibilità di controllare cosa visualizzare e cosa condividere, sia su Instagram sia nella sezione Notizie di Facebook, come, ad esempio, i filtri per il feed, la gestione dei preferiti e le impostazioni relative a chi può commentare.

Una novità introdotta prima su Instagram e poi su Facebook.

Questa possibilità è arrivata prima su Instagram e in seguito verrà introdotta anche su Facebook.
“Quello che è emerso, confrontandoci con le persone e con gli esperti è che se per alcuni non vedere il numero di like era positivo ad altri la cosa non piaceva, anche perché questi parametri vengono usati dalle persone per avere un’idea dei contenuti più trendy e di successo – si legge in una nota rilasciata dalla società -. Per questo abbiamo deciso di dare a tutti la possibilità di scegliere”.

Un’opzione disattivabile prima o dopo la pubblicazione di un contenuto

Su Instagram ora si può quindi scegliere se nascondere il numero dei like su tutti i post del feed e sui propri, che si tratti di una foto, un video o un messaggio di testo. Accedendo alla nuova sezione ‘Post’ nel menu ‘Impostazioni’, è quindi possibile nascondere il conteggio dei ‘mi piace’ sui post pubblicati dagli altri, e allo stesso tempo, si può decidere se nascondere o meno il numero dei like prima di condividere un post. In ogni caso, l’opzione è attivabile o disattivabile anche dopo la pubblicazione del contenuto.

Dare maggior controllo e consapevolezza per  creare un’esperienza più positiva

In questi mesi il gruppo ha lavorato con esperti indipendenti proprio per capire “come dare maggior controllo e consapevolezza alle persone, e contribuire così a creare un’esperienza più positiva – si legge ancora nella nota – .Abbiamo pensato che fosse importante dare a tutti la possibilità di scegliere”. Al contempo il gruppo, riporta una notiza Agi, ha finanziato ricerche indipendenti sul tema dell’esperienza degli utenti nell’utilizzo di Instagram, nonché su come migliorare le policy e i prodotti. Nelle prossime settimane queste opzioni saranno attive anche su Facebook.

Il body shaming rende le ragazze insicure dell’aspetto fisico

Colpa del body shaming se le giovani donne italiane sono insicure del proprio aspetto fisico. L’85% delle donne italiane tra i 18 e i 24 anni infatti si sente insicura a causa del proprio aspetto fisico, e il 68% affida la propria autostima al giudizio degli altri. Si tratta di alcuni dati emersi dalla ricerca realizzata dall’Istituto di Ricerca Eumetra per Kérastase in merito all’autostima e la libera espressione di sé e della propria diversità. La ricerca è parte del progetto Kérastase #ManifestYourGreatness, che ha l’obiettivo di promuovere e diffondere un messaggio di inclusione e accettazione di sé, anche attraverso il sostegno dei centri antiviolenza della Fondazione Pangea.

Fiere della propria personalità, non del proprio corpo

Il 96% delle donne italiane cita almeno un elemento di soddisfazione di sé, soprattutto tra gli aspetti che caratterizzano la loro personalità, come carattere (52%), relazioni personali e sociali (53%), lavoro e istruzione (45%). Ma l’85% delle giovani tra i 18 e 24 anni si sente insicura a causa del proprio corpo, rispetto a una media nazionale che si attesta intorno al 70%. Questo perché le più giovani risultano estremamente influenzate dai canoni estetici imposti dai social media (69%), e quasi la metà di loro (42%) non si sente accettata dalla società in cui vive e affida la propria autostima al giudizio degli altri (68%). E se i social da una parte influenzano le donne italiane sui canoni di bellezza, dall’altra risultano un valido alleato per il superamento delle proprie insicurezze (85%).

Tra i motivi di discriminazione il più diffuso è l’aspetto fisico

Quanto al body shaming, è un fenomeno indiscusso: al 73% delle intervistate è capitato di assistere in maniera diretta o indiretta a episodi di discriminazione, e tra le motivazioni più diffuse torna prepotente l’aspetto fisico (57% del campione e 66% tra le giovani), seguito dall’orientamento sessuale (32% del campione). Ma cosa fare per arginare questi fenomeni? Il primo passo è partire dal nucleo familiare (54%) che dovrebbe agire con una adeguata educazione. Ma rilevante è anche la richiesta di una maggiore sensibilizzazione da parte della scuola (37% delle giovani), il luogo relegato agli ultimi posti come contesto in cui le giovani donne si sentono accettate (9%) e supportate nel superamento delle insicurezze (2%).

Donne ancora limitate nella propria accettazione

L’indagine ha restituito una fotografia delle donne ancora fortemente limitate nella propria accettazione, soprattutto le più giovani. “E ci ha confermato quanto i social – spiega Ana Mesquita, General Manager Kérastase Italia – se da un alto impongono canoni di bellezza perfetta e spesso irraggiungibile, dall’altro possono essere potenti alleati per il superamento di alcune barriere grazie alla condivisione delle proprie esperienze”.
Inoltre, riporta Adnkronos, la ricerca ha dimostrato come la scuola sia ancora un contesto dove si può fare molto di più per abbattere le barriere della diversità, combattere il body shaming e supportare le nuove generazioni nella fiducia in sé stessi.

Il consumo al banco produce 30 tonnellate di plastica al giorno

Le persistenti restrizioni al consumo regolare nei bar e nei locali dei mesi passati non hanno solo creato difficoltà agli esercizi e ai clienti, ma anche all’ambiente. Come conseguenza del divieto, tazze e bicchieri di vetro sono stati sostituiti dai corrispettivi in plastica, peraltro, non sempre smaltiti adeguatamente dai clienti. In pratica, il divieto di consumare caffè o altre bevande al banco ha prodotto un doppio effetto negativo. Se da un lato i fatturati dei bar sono crollati del 40%, dall’altro è stato messo in circolazione un mare, anzi un oceano, di bicchierini di plastica. Tanto che secondo le stime dell’Ufficio Studi di Fipe-Confcommercio, la Federazione italiana dei Pubblici esercizi, il divieto di consumo al banco da solo, ovvero escludendo la modalità d’asporto, genera 30 tonnellate di rifiuti di plastica al giorno.

Un divieto che rischia di distruggere il modello stesso del bar italiano

“Questo è un motivo in più per eliminare un divieto, quello del consumo al banco, che non ha alcuna base scientifica – sottolinea Fipe-Confcommercio – e che sta invece distruggendo il modello stesso del bar italiano. Un disastro che si accompagna a quello provocato dal coprifuoco alle 22. In questo caso a essere maggiormente penalizzati sono i ristoranti”.

I benefici dello slittamento del coprifuoco alle 23 per le “tasche” dei bar

Secondo l’Ufficio Studi di Fipe-Confcommercio, lo slittamento del coprifuoco alle 23 produrrebbe un beneficio per le casse dei locali pari al 10% dei fatturati giornalieri, mentre arrivare fino alle 24 aggiungerebbe un ulteriore 7%, riporta una notizia Askanews.

“In totale – spiega la Federazione – queste due ore in più di lavoro garantiscono un incremento di volumi di affari per i pubblici esercizi di 10 milioni di euro al giorno. Una boccata d’ossigeno importante, ma ancora più importante è la ripresa al più presto dell’attività al chiuso”.

Solo il 46% dei locali italiani è sprovvisto di spazi all’aperto

Ma a creare ulteriori difficoltà ai pubblici esercizi sta contribuendo anche il maltempo che nelle ultime settimane ha colpito la Penisola.

“Non dimentichiamoci – continua la Federazione – che non solo il 46% dei locali italiani, 116 mila bar e ristoranti, è sprovvisto di spazi all’aperto, ma la perturbazione che interesserà per tutta questa settimana buona parte del nostro Paese, sta determinando un nuovo lockdown di fatto anche per le altre attività. Anche per questo non si può più attendere oltre”.

Figure professionali alla ribalta, dal Growth hacker allo Ux Designer

L’emergenza sanitaria inevitabilmente ha trasformato il mercato del lavoro, ma secondo le stime del Cnel alcune figure professionali, sebbene molto richieste, sembrano introvabili dalle aziende. Trainate da digitale e sostenibilità, si tratta di profili professionali che per competenze e alti livelli di specializzazione non sono ancora diffusi sul mercato, come il Growth Hacker, il Cloud Architect o il Broacast architect, l’Energy Manager e lo Ux Designer. Quest’ultimo, diventato fondamentale per la progettazione dei siti e-commerce che hanno ricevuto una grande spinta in questi mesi.  Ma la vera tendenza del momento è il Growth Hacker, un ‘hacker della crescita’ che grazie alla sua multidisciplinarietà e formazione trasversale ha il compito di sostenere la crescita delle aziende, soprattutto in fase di start-up.

Il broadcast architect

“La broadcast industry – racconta Shahin Javidi, Ceo di brandstories – in questo momento è uno dei settori più innovativi e a maggiore velocità di evoluzione. Il consumo dei contenuti di intrattenimento si è ormai prevalentemente trasferito online. E questo permette un’infinita serie di innovazioni tecnologiche che vanno dall’interattività all’integrazione crossmediale, dai social al commerce”.

E a progettare e gestire queste innovazioni, sono broadcast architect o broadcast engineer, professionisti con competenze tipiche della tv e una grande conoscenza e padronanza delle nuove e tecnologie digitali. “Tutto questo diventa ancora più importante nel branded entertainment – continua Javidi – dove la contaminazione tra i due mondi, tv e Internet, permette ai brand di potenziare ancora di più il dialogo con le loro community”.

Il webiExport Manager

In futuro saranno sempre più richieste figure professionali legate al digitale. “Attualmente stiamo puntando sulla figura del webiExport Manager, legata al nostro servizio di internazionalizzazione delle pmi – commenta Giovanni Farese, general manager di webidoo -. Oltre alla gestione della presenza sulla piattaforma, mettiamo infatti a disposizione un Digital Export Specialist dedicato che offre una consulenza strategica per rendere più performante il business dei clienti – aggiunge Farese -. Il ruolo del webiExport Manager è di garantire una gestione efficace delle comunicazioni day by day, reattività nelle risposte, continuità nell’azione di ricerca opportunità sui mercati esteri e supporto nelle trattative commerciali, anche in lingua”.

Il Digital Analyst e il Digital Strategist

“In base alle previsioni dei nostri esperti, i profili più ricercati da qui al 2030 saranno il Digital Analyst, il Digital Strategist e il Web Content Strategist”, afferma Davide Castioni, director of Sales & Operations di MailUp.

“Il Digital Analyst è la figura che provvede all’analisi e alle proiezioni dei dati di vendita, dei risultati delle campagne di marketing, delle abitudini di consumo e dei trend di mercato. Il Digital Strategist è invece incaricato dell’identificazione di bisogni, obiettivi, opportunità di business: crea e supervisiona l’esecuzione di un piano tramite iniziative specifiche con cui raggiungere gli obiettivi”.

A lungo termine, la sfida maggiore per le aziende resta comunque quella di attuare strategie che possano favorire la capacità di attrarre, ma soprattutto di trattenere talenti e risorse brillanti, riferisce Adnkronos.

Codici Sconto Amazon: come funzionano

Con i Codici Sconto Amazon si possono comprare online sul famoso marketplace determinati prodotti e in alcuni casi la percentuale di sconto è importante. Normalmente Amazon permette di risparmiare rispetto ai negozi fisici, ma usufruendo del codice sconto Amazon i vantaggi sono superiori. Vediamo allora come funzionano i coupon di Amazon, dove trovarli e come risparmiare acquistando i prodotti ad un prezzo speciale.

Codice sconto Amazon: cosa è

I codici sconto Amazon o coupon Amazon danno diritto ad uno sconto su un prodotto specifico, che il marketplace definisce come “prodotto idoneo”. Non si tratta, quindi, di uno sconto generico da applicare a tutto il carrello, ma di una promozione su un singolo prodotto. Se l’acquisto comprende sia prodotti normali sia prodotti idonei lo sconto Amazon si applica solo a quelli idonei. Il risparmio offerto dai codici sconto Amazon corrisponde ad una percentuale del prezzo o ad una cifra fissa.

Quando si utilizzano i coupon Amazon è bene prestare attenzione anche al periodo di validità, dato che alcuni sono utilizzabili solo 1 volta ed altri fino a 10 volte.

Come si usano i coupon Amazon

Per usufruire del codice sconto Amazon si può fare click su Seleziona Coupon selezionando poi la spunta Applica Coupon sotto il prezzo. In questo modo vedremo i dettagli del coupon, le condizioni di utilizzo e il periodo di validità.  A questo punto si aggiungerà il prodotto idoneo al carrello per poi procedere al normale acquisto e nella schermata finale vedremo il costo del prodotto e lo sconto applicato con il coupon.

Dove trovare i codici sconto Amazon

Sul sito ScontieBuoni.it puoi accedere alla lista dei coupon Amazon e prodotti idonei, anche se questi ultimi sono visibili anche sul sito del marketplace cliccando su “Offerte” e poi “Coupons”. Apparirà una schermata che riporta sulla sinistra tutte le categorie di prodotti idonei e sulla destra quelli più popolari. Non solo: la lista prodotti può essere ordinata n base a recenti, vecchi, in scadenza e comuni o a quelli con la percentuale di sconto maggiore. In questo modo chi acquista su Amazon può trovare sempre il prodotto idoneo con il coupon relativo da applicare per l’acquisto al prezzo scontato.

Sul nostro sito sono disponibili coupon per chi non ha un account Amazon, per chi ha account normali e per gli iscritti ad Amazon Prime.

A cosa serve la funzione sleep nei condizionatori d’aria

La funzione sleep è una delle più interessanti e meno adoperate dei moderni condizionatori d’aria. Vediamo in dettaglio a cosa serve e perché facciamo bene ad utilizzarla per migliorare il comfort percepito in casa.

Questa importante funzione consente di stabilire quale debba essere la temperatura all’interno della stanza nel momento in cui dormiamo. Quando dormiamo infatti, la temperatura del nostro corpo cambia e, grazie alla funzione sleep, il condizionatore d’aria è in grado di seguire tale variazione per consentirci un riposo migliore.

Questa funzione è in uso in tutti i moderni condizionatori d’aria e consente al dispositivo di gestire in autonomia la temperatura durante il nostro riposo così da mantenere sempre l’ambiente perfettamente fresco e ventilato.

Gestione Autonoma della temperatura

I moderni climatizzatori Samsung ad esempio, sono perfettamente in grado di gestire autonomamente la temperatura quando viene inserita la funzione sleep andando a regolare l’afflusso d’aria e la temperatura, riuscendo in questa maniera anche a risparmiare energia.

È risaputo infatti, che nel momento in cui dormiamo il nostro corpo necessita di una temperatura leggermente più alta rispetto quando siamo in attività. Questi moderni dispositivi si regolano dunque autonomamente e gestiscono in maniera eccellente temperatura, l’afflusso d’aria e l’umidità mentre dormiamo, regalandoci quella piacevole sensazione di riposo profondo quando al mattino ci risvegliamo.

Livelli di rumorosità bassi

Tra l’altro, i modelli più moderni sono assolutamente silenziosi e dunque non arrecano alcun disturbo al sonno al punto che spesso è difficile rendersi conto se il dispositivo sia in funzione o meno, per questo sono presenti degli appositi led colorati che consentono di capire effettivamente sei in quel momento il condizionatore sia acceso o meno.

I moderni condizionatori d’aria Samsung sono dunque l’ideale per consentirti un riposo perfetto e profondo anche nelle calde sere d’estate.

Acquisti online di oggetti danneggiati. Cosa fare?

L’acquirente che si accorge che il prodotto ordinato e regolarmente pagato non funziona, o che è danneggiato anche solo parzialmente, può chiedere o la sostituzione del prodotto oppure la riparazione a spese del venditore. In entrambi i casi, le spese di spedizione per la riconsegna del pacco sono a carico del venditore. Il Codice del consumo regola e disciplina tutti i diritti di chi fa ordini su Internet, ricorda laleggepertutti.it. Se tuttavia la riparazione o la sostituzione dovesse risultare impossibile o economicamente non conveniente, allora l’acquirente può chiedere o il rimborso del prezzo, restituendo il prodotto non funzionante, oppure, uno sconto sul prezzo corrisposto, ottenendo così il rimborso.

Il rimborso deve avvenire nel più breve termine possibile

Il rimborso dell’importo pagato a titolo di prezzo per la vendita online deve avvenire nel più breve termine possibile, non oltre il ricevimento del prodotto. Quindi, il venditore non può opporre diverse prassi commerciali all’acquirente per ritardare il riaccredito del prezzo. In ogni caso, la garanzia che consente al consumatore di chiedere la riparazione o la sostituzione o, in difetto di queste, la restituzione del prezzo o uno sconto vale per due anni dalla consegna dell’oggetto acquistato. È, tuttavia, necessario che l’acquirente “denunci” il difetto al venditore entro 60 giorni dalla scoperta.  Spesso, il venditore chiede infatti all’acquirente di dimostrare la presenza del guasto con fotografie o con dichiarazioni su carta intestata.

Come dimostrare che l’oggetto è danneggiato?

Spesso, però, succede che chi fa vendite online, al fine di evitare la restituzione del prezzo, asserisca che il danno, seppur conclamato, è derivato da un cattivo uso dell’oggetto fatto dall’acquirente. In questo modo, si tenta di scaricare su quest’ultimo ogni responsabilità. Ma il Codice del consumo dice il contrario: nei primi 6 mesi dall’acquisto, è il venditore a dover fornire la prova che il guasto è dipeso dal consumatore e non era preesistente. Invece, dopo i 6 mesi, l’onere della prova si capovolge ed è il consumatore a dover dimostrare che il guasto non è derivato da un uso non conforme dell’oggetto, riporta Adnkronos.

Il diritto di recesso

C’è poi un’altra cosa su cui prestare molta attenzione. Per le vendite online e, in generale, per tutte quelle fuori dai locali commerciali effettuate dai consumatori (quindi, senza partita Iva) è consentito sempre il diritto di recesso nei primi 14 giorni dalla consegna della merce. Diritto che non è subordinato ad alcuna motivazione: non c’è quindi bisogno di dimostrare che il prodotto è arrivato non funzionante o parzialmente rotto. Basta il semplice ripensamento, che non deve essere giustificato. Esercitando il diritto di recesso, che va comunicato con raccomanda a.r. o fax, con successiva restituzione dell’oggetto acquistato, il consumatore ha diritto all’immediata restituzione del prezzo pagato. In questo caso, però, le spese di spedizione del prodotto sono a carico dell’acquirente.