L’Italia è post-populista e malinconica. Perchè?

La società italiana entra nel ciclo del post-populismo, e alle vulnerabilità economiche e sociali strutturali ora si aggiungono gli effetti delle crisi dell’ultimo triennio: pandemia, guerra, inflazione, morsa energetica.
Si levano quindi istanze di equità non più liquidabili come ‘populiste’. Per il 92,7% degli italiani l’impennata dell’inflazione durerà a lungo, per il 69,3% il proprio tenore di vita si abbasserà, e il 64,4% sta intaccando i propri risparmi. Cresce perciò la ripulsa verso privilegi ritenuti odiosi, con effetti divisivi. Per l’87,8% sono insopportabili le differenze eccessive tra le retribuzioni dei dipendenti e dirigenti, per l’84,1% le tasse troppo esigue pagate dai giganti del web, per l’81,5% i facili guadagni degli influencer. Ma non si registrano fiammate conflittuali o mobilitazioni collettive. E alle ultime elezioni il primo partito è stato quello dei non votanti, quasi 18 milioni, il 39% degli aventi diritto.

Una nuova età dei rischi

Il tradizionale intreccio lineare ‘lavoro-benessere-economico-democrazia’ non funziona più. Si è sedimentata la convinzione che tutto può accadere, anche l’indicibile. L’84,5% degli italiani è convinto che eventi geograficamente lontani possano cambiare improvvisamente la quotidianità e stravolgere i destini. Il 61,1% teme che possa scoppiare un conflitto mondiale, il 58,8% che si ricorra all’arma nucleare, il 57,7% che l’Italia entri in guerra.
Oggi il 66,5% degli italiani (+10% vs 2019) si sente insicuro. I principali rischi globali percepiti sono guerra (46,2%), crisi economica (45,0%), virus letali e nuove minacce biologiche (37,7%), instabilità dei mercati internazionali (26,6%), eventi atmosferici catastrofici (24,5%), e attacchi informatici su vasta scala (9,4%).

Si inceppano i meccanismi proiettivi

Quella del 2022 però non sembra un’Italia sull’orlo di una crisi di nervi, anche se i meccanismi proiettivi tipici della società dei consumi, che in passato spingevano a fare sacrifici per modernizzarsi e arricchirsi, hanno perso la capacità di orientare i comportamenti collettivi. Gli italiani non sono più disposti a fare sacrifici, il 36,4% nemmeno per fare carriera e guadagnare di più. Pensando a pandemia, guerra e crisi ambientale l’89,7% degli italiani prova tristezza.
È la malinconia a definire oggi il carattere degli italiani, un sentimento corrispondente alla coscienza della fine del dominio onnipotente ‘dell’io’ sugli eventi e sul mondo.

Il senso di insicurezza

Al vertice delle insicurezze personali c’è il rischio di non autosufficienza e invalidità (53,0%), il 51,7% degli italiani teme di rimanere vittima di reati, il 47,7% non è sicuro di poter contare su redditi sufficienti in vecchiaia, il 47,6% ha paura di perdere il lavoro, e il 42,1% di dover pagare di tasca propria prestazioni sanitarie impreviste. Eppure, oggi siamo il Paese statisticamente più sicuro di sempre. Dal 2012 i crimini più efferati sono diminuiti del -42,4%, le rapine del -48,2%, i furti nelle abitazioni del -47,5%, i furti di autoveicoli del -43,7%.
Nell’ultimo decennio sono aumentate solo alcuni reati, violenze sessuali (+12,5%), estorsioni (+55,2%), truffe informatiche (+152,3%).