Mese: Gennaio 2024

Come scegliere l’impianto di climatizzazione giusto per casa

La scelta dell’impianto di climatizzazione giusto per casa è una decisione importante in quanto in grado di influire sul comfort e sui consumi energetici.

Per fare in modo che tutti in casa possano stare bene anche dal punto di vista delle condizioni ambientali e per salvaguardare consumi ed ammontare delle bollette, di seguito forniamo alcuni consigli che ti aiuteranno a scegliere l’impianto giusto per le tue esigenze.

Dimensionamento dell’impianto

Il primo passo da compiere è quello di scegliere l’impianto in base alle dimensioni della tua casa e al numero di ambienti da climatizzare.

Per farlo, è necessario calcolare il volume di ciascun ambiente e moltiplicarlo per il coefficiente di scambio termico. In base a questo valore, potrai scegliere l’impianto con la potenza termica adeguata.

Tipologia di impianto

In commercio esistono diversi tipi di impianti di climatizzazione, ognuno con le proprie caratteristiche e vantaggi. Le tipologie principali sono:

  • Monosplit: Il monosplit è la soluzione più semplice e diffusa. È costituito da un’unità esterna e da un’unità interna, che vengono collegate tra loro da una tubazione (è necessario fare un foro sul muro). È adatto a climatizzare ambienti di piccole o medie dimensioni.
  • Multisplit: Il multisplit è una soluzione più versatile del monosplit. È costituito da un’unità esterna e da più unità interne, che possono essere installate in diversi ambienti della casa. È adatto a climatizzare ambienti di grandi dimensioni o più ambienti contemporaneamente. In questo caso l’unità esterna è più potente rispetto quelle dei monosplit, dunque può essere anche più rumorosa.
  • Climatizzazione canalizzata: L’aria condizionata canalizzata è una soluzione ideale per climatizzare abitazioni di grandi dimensioni. L’aria fredda o calda viene distribuita in tutti gli ambienti attraverso un sistema di canali nascosti nel controsoffitto, dunque non ci sono antiestetici condizionatori d’aria a vista.

Classe energetica

La classe energetica di un impianto di climatizzazione indica il suo livello di efficienza energetica, dunque la capacità di garantire stesse prestazioni di altri modelli ma con consumi più bassi.

La classe più efficiente è la A+++, seguita dalla A++, A+, A, B, C, D, E e F. È importante scegliere un impianto di classe energetica elevata per ridurre i consumi energetici e risparmiare sui costi in bolletta.

Funzionalità e costi

Gli impianti di climatizzazione moderni presentano una vasta gamma di funzionalità, tra cui:

  • Controllo da remoto: Il controllo da remoto consente di accendere, spegnere e regolare la temperatura dell’impianto anche quando non si è in casa.
  • Filtri antipolvere: I filtri antipolvere proteggono l’aria da polvere, allergeni e altri agenti inquinanti.
  • Depurazione dell’aria: La depurazione dell’aria elimina dall’aria batteri, virus e altri microrganismi.
  • Riscaldamento: Alcuni impianti di climatizzazione possono essere utilizzati anche per il riscaldamento invernale.

Per quel che riguarda il costo di un impianto di climatizzazione, possiamo dire che questo varia in base alla tipologia, alla potenza, alle funzionalità e alla marca, nonché in base alla classe energetica.

In generale, potenza e classe energetica sono i due fattori maggiormente in grado di far lievitare il prezzo di un impianto di aria condizionata.

Installazione e manutenzione

L’installazione di un impianto di climatizzazione deve essere eseguita da una ditta o da un tecnico qualificato. È importante affidarsi a dei professionisti per avere la certezza che l’impianto sia in sicurezza e avere sempre la corretta usabilità del dispositivo.

Anche la manutenzione periodica dell’impianto di climatizzazione è importante per preservare il dispositivo nel tempo ed evitare che con il passare degli anni possano verificarsi dei problemi.

La manutenzione ordinaria (ad esempio la pulizia dei filtri ed un controllo generico dell’impianto) dovrebbe essere eseguita una volta all’anno, mentre la manutenzione straordinaria (ad esempio il ripristino del gas laddove necessario) dovrebbe essere eseguita ogni 5-7 anni.

Fatturazione elettronica: nel 2024 obbligo per i “forfettari” 

Fatturazione elettronica: cosa è cambiato dal 1° gennaio 2024? La principale novità è sicuramente l’estensione dell’obbligo di fatturazione tramite SDI anche ai titolari di partita IVA in regime forfettario, o appartenenti al vecchio regime dei minimi. Ma non è l’unica.
Lo scorso 31 dicembre è scaduto il regime transitorio previsto dal Decreto Legislativo 127/2015, che a determinate condizioni consentiva ai titolari di partita IVA di continuare a utilizzare le fatture cartacee, almeno per le transazioni tra privati.

L’obbligo di fatturazione elettronica è invecescattato subito per forfettari, minimi ed enti del terzo settore in regime forfettario, che emettono fatture alle Pubbliche amministrazioni. Secondo le stime, mezzo milione di professionisti in più potrebbero trovarsi per la prima volta alle prese con la fatturazione elettronica.

Obiettivo: semplificare le numerose operazioni fiscali

In ogni caso, dal 1° gennaio 2024 chiunque emette fattura dovrà farlo in formato elettronico. 
La novità è intesa a semplificare le numerose operazioni fiscali e soprattutto a rendere più facilmente tracciabili e conoscibili al fisco gli importi fatturati.

La conseguenza più rilevante è la maggiore probabilità di essere oggetto di accertamenti da parte dell’Agenzia delle Entrate su acquisti e forniture incongrue rispetto al volume di fatturato. Ma non mancano conseguenze più pratiche. Chi non lo abbia ancora fatto dovrà infatti registrarsi all’applicativo disponibile gratuitamente sul sito della stessa Agenzia delle Entrate che consente di emettere e conservare le proprie fatture.

Scatta l’obbligo della registrazione e conservazione a norma

Un’alternativa è rappresentata dal software di fatturazione elettronica in cloud Kubik di Alias Digital, che aiuta piccole imprese e giovani imprenditori a gestire in maniera snella e più efficiente i principali aspetti fiscali del proprio business. Tra gli obblighi che derivano dalla fatturazione elettronica estesa anche a forfettari e minimi, di cui gli stessi potrebbero sottostimare l’importanza, c’è infatti anche quello della registrazione e conservazione a norma delle fatture elettroniche.

I migliori servizi di fatturazione elettronica si occupano anche di questo aspetto, ma per una maggiore sicurezza e per riuscire a conservare in un unico ‘luogo’ tutta la documentazione digitale della propria azienda si potrebbe optare per servizi ad hoc.

Occhio alla validità della dichiarazione d’intento

Per tornare alle novità 2024, quest’anno cambiano anche gli elenchi di controllo.
In pratica, viene rifiutata la fattura elettronica se viene riscontrata l’invalidità della dichiarazione d’intento. Cambiano anche le modalità per accedere al regime del reverse change. Anche nel caso delle operazioni realizzate con l’estero, ma non correttamente assoggettate a tale regime, si potrà ricorrere al documento TD28.

Altre novità previste sono quelle che consentono agli operatori agricoli in regime speciale di gestire automaticamente le liquidazioni IVA, e soprattutto, l’applicazione delle regole tecniche previste in Europa per le fatture elettroniche verso le PA e capaci di garantirne la piena interoperabilità. 

I buoni propositi per il 2024? Sono digitali

E’ un classico di ogni inizio anno, e il 2024 non fa eccezione. Con gennaio, ognuno di noi stila la lista dei buoni propositi per i 12 mesi successivi. Oggi però, dato che viviamo in un mondo in cui la tecnologia è sempre più centrale nelle nostre esistenze, è diventato un imperativo pensare anche ai “buoni propositi digitali”.

Secondo una recente ricerca di Kaspersky, più della metà degli italiani ha deciso di apportare modifiche alle proprie abitudini digitali per il 2024, riconoscendo l’importanza di proteggere la propria privacy online. Il concetto di “buoni propositi digitali” si riferisce a un impegno a modificare le abitudini online, con un focus sulla sicurezza e la tutela della privacy. Gli ultimi dati rivelano che il 58% degli italiani inserisce un buon proposito digitale nella lista dei propri obiettivi per l’anno corrente. E il fenomeno è in aumento rispetto all’anno scorso.

Primo, digital detox

I principali buoni propositi digitali per il 2024 includono la pratica del “digital detox” per ridurre il tempo trascorso davanti allo schermo (20%), l’adozione di password più sicure (15%), l’uso strategico di Internet per incrementare i profitti (10%), maggiore attenzione ai link da aprire (10%), e l’impegno a non addormentarsi con lo smartphone (9%).

Secondo, sicurezza

Oltre alle buone intenzioni legate all’uso responsabile del digitale, la ricerca di Kaspersky evidenzia che nel 2024 le priorità per la sicurezza digitale e la privacy includono l’adozione di password più sicure (22%), una migliore gestione delle e-mail (14%), una più frequente scansione antivirus (13%), e il backup regolare dei dati (11%).

Terzo, mindfulness

l 13% degli intervistati italiani si impegna a privilegiare incontri fisici rispetto a quelli online, sia nel contesto lavorativo che nelle relazioni personali. Un altro 13% si propone di essere più presente durante il tempo in famiglia, evitando l’uso eccessivo dello smartphone, mentre l’11% ha l’intenzione di ridurre la frequenza con cui consulta i social media.

La crescente consapevolezza dell’importanza della mindfulness si riflette nel fatto che il 10% degli intervistati ha dichiarato di aumentare l’uso di app per il benessere, come tracker per il fitness e guide per la meditazione, mentre il 9% ha scelto di smettere di seguire su social media persone e gruppi che non contribuiscono al proprio benessere emotivo.

Nuovi comportamenti più diffusi in Italia e Spagna  

In Italia, così come in Spagna, i buoni propositi digitali sono ampiamente diffusi, con percentuali del 58% e 60% rispettivamente. Seguono Paesi Bassi (43%), Germania (42%), Regno Unito (39%) e Francia (35%). Nel contesto italiano, si nota che gli uomini (64%) sono più propensi rispetto alle donne (51%) a impegnarsi in questi propositi, e i più giovani (72% della GenZ) superano gli anziani (49% dei Baby Boomer) in questa volontà di cambiamento.