Mese: Febbraio 2022

Con la pandemia le città italiane non sono diventate più sostenibili 

Nonostante i buoni propositi il traguardo verso una mobilità a emissioni zero entro il 2030 sembra essere ancora molto lontano. Alcune città europee hanno reagito alla pandemia da Covid-19 ripensando la mobilità urbana e accelerando la transizione ecologica, ma in Italia sono stati compiuti quasi solo passi indietro.  Lo conferma il rapporto Pan-European City Rating and Ranking on Urban Mobility for Liveable Cities, pubblicato dalla Clean Cities Campaign, la coalizione di organizzazioni che chiedono ai sindaci delle città europee impegni concreti la riduzione delle emissioni e del traffico urbano. Nessuna delle 36 città considerate dal City Ranking può però dirsi soddisfatta: un punteggio inferiore al 100% indica che si sta facendo troppo poco, e i punteggi vanno dal 71,5% di Oslo al 37,8% di Napoli.

In Italia sono stati fatti addirittura passi indietro

 “Le città italiane potevano uscire dalla pandemia trasformate in meglio: meno inquinamento dell’aria, meno auto in circolazione, più bici e trasporto pubblico. Purtroppo non hanno raccolto la sfida e spesso hanno fatto addirittura passi indietro – afferma Claudio Magliulo, responsabile della campagna Clean Cities in Italia -. Altre città europee, invece, hanno dimostrato che si può reinventare lo spazio urbano nel tempo di una stagione: Parigi ad esempio ha investito nella riduzione drastica del traffico veicolare e nella promozione della mobilità pedonale e ciclistica”, strappando a Stoccolma il 5° posto in classifica e tallonando le altre capitali scandinave.

Le città italiane sono tutte nella parte bassa della classifica

Il City Ranking ha analizzato 36 città in 16 paesi europei, classificandole sulla base dello stato della mobilità urbana e della qualità dell’aria.
Tra le variabili considerate, lo spazio urbano dedicato a pedoni e biciclette, i livelli di sicurezza per pedoni e ciclisti sulle strade urbane, quelli di congestione del traffico urbano, l’accessibilità ed economicità del trasporto pubblico locale, l’infrastruttura per la ricarica dei veicoli elettrici, le politiche di riduzione di traffico e veicoli inquinanti, e l’offerta di servizi di sharing mobility. Risultato? Le quattro città italiane analizzate sono tutte nella parte bassa della classifica: Milano al 20° posto, Torino al 23°, Roma al 32°, e Napoli, ultima in classifica, al 36° posto.

Il primo posto è stato conquistato da Oslo, seguita da Amsterdam, Helsinki e Copenaghen.

Non è un incidente di percorso, ma una centralità dell’auto decennale

Una mobilità non sostenibile significa anche congestione urbana e inquinamento dell’aria, riporta Adnkronos. “Le città italiane sono tra le più inquinate e congestionate d’Europa – aggiunge il responsabile di Clean Cities Italia -. Non si tratta di un incidente di percorso, ma del prodotto di decenni di centralità dell’auto e di dipendenza dai combustibili fossili. Abbiamo progettato le nostre città, e le abbiamo modificate negli anni, con in mente l’automobile È il momento di invertire questo paradigma, ripensando lo spazio urbano e la mobilità, a favore degli spostamenti a piedi, in bici e con i mezzi pubblici o di sharing mobility. Ma per farlo, e rapidamente, i sindaci italiani dovranno dimostrare più coraggio e lungimiranza”.

Caro bollette, le dritte per risparmiare

Il caro bollette è uno dei temi più “caldi” delle ultime settimane, e gli italiani sanno che dovranno fare i conti con salassi pesanti per luce e gas. Ecco allora che Enea propone una sorta di “prontuario” per risparmiare sui consumi e sui costi e al contempo tutelare l’ambiente. Dieci consigli riguardano l’uso efficiente del riscaldamento (Decalogo riscaldamento) e altri 10 l’uso ‘intelligente’ dell’energia. Ma non solo. Bastano infatti alcuni comportamenti quotidiani per risparmiare fino al 10% sulla bolletta: ad esempio spegnere le luci e il riscaldamento quando usciamo di casa, non aprire le finestre se c’è il termo acceso e spegnere il pc se non lo usiamo. Importante anche non eccedere con la temperatura nell’abitazione, ovvero oltre i 20 gradi.

Come “tagliare” la luce

Fra le mosse più efficaci per tagliare consumi (e spese) le lampadine a Led, con le quali si può ottenere un risparmio energetico di circa l’85%. Anche gli elettrodomestici di elevata classe energetica sono un antidoto efficace al caro-energia: la differenza di spesa fra la classe energetica elevata e quella più bassa arriva fino al 40%.

Evitare la dispersione di calore

Attenzione anche a piccoli gesti come schermare le finestre durante la notte con persiane, tapparelle o tende per ridurre la dispersione di calore e a spegnere gli stand-by: infatti, quelle che sembrano innocue lucine possono pesare fino al 10% sulla bolletta se lasciate accese tutto il tempo. “Per questo è bene usare appositi dispositivi come gli standby stop – spiega Nicolandrea Calabrese, responsabile Laboratorio Enea di Efficienza energetica negli edifici e sviluppo urbano – Ma sono possibili azioni ancora più incisive come la manutenzione degli impianti, il check-up dell’immobile (la diagnosi energetica), il controllo e la regolazione costante della temperatura degli ambienti fino a interventi più strutturali per migliorare la coibentazione. Un intervento, questo, per il quale sono previsti diversi incentivi che lo rendono economicamente più sostenibile”.

Soluzioni anti salasso

Nel prontuario di Enea, ci sono altre dritte per risparmiare. Ad esempio bisogna evitare di dimenticarsi di sbrinare frigo e congelatore: se accumulano troppo ghiaccio i consumi corrono; allo stesso modo, attenzione ai panni stesi ad asciugare sul radiatore o il divano davanti al termosifone e alle luci accese quando si esce da una stanza. Altre soluzioni taglia-spesa riguardano il tipo di caldaia: i modelli a condensazione consentono di risparmiare fino al 22% di gas metano rispetto a quelli tradizionali (in un appartamento di 130 metri quadri) mentre le valvole termostatiche sui radiatori consentono di ottenere un risparmio di circa il 13% del consumo di gas metano.

L’impatto del Covid sul mercato della mobilità

La crisi sanitaria ha influenzato il mercato della Mobility, e in Italia a soffrire di più è il comparto della mobilità a medio-lungo raggio, strettamente legata ai viaggi di piacere e di lavoro. Ma la volontà di ridurre al minimo i contatti ha anche cambiato le abitudini di acquisto, facendo spazio all’adozione di strumenti di pagamento digitali anche in comparti tradizionalmente legati all’uso del contante. Tra tutti quello dei taxi, che nel 2021 vede una crescita dell’uso di carte per i pagamenti del 10% rispetto al 2019.
Queste alcune delle evidenze emerse dagli Osservatori Innovative Payments e Innovazione Digitale nel Turismo della School of Management del Politecnico di Milano.

I più colpiti dalla pandemia

Il comparto del trasporto aereo è quello maggiormente colpito dalla pandemia. I 14,5 miliardi di euro del 2019 sono calati a 4,5 nel 2020, per tornare a salire a circa 6 miliardi nel 2021.

Il valore del mercato degli autobus a medio-lungo raggio invece è calato del 61% nel 2020, e se nel 2021 la situazione ha visto una timida crescita (2%), è dovuta soprattutto all’aumento dei prezzi. Anche il mercato del trasporto ferroviario ha subito quasi un dimezzamento nel 2020. Nel 2021 ha registrato una ripresa (+26%) trainata in particolare dal canale online, che ha quasi raggiunto quello offline (49% contro 51%). Quanto al mercato dei traghetti, ha subito in maniera più leggera lo scotto della pandemia, recuperando nei mesi estivi del 2021 quanto aveva perso nel 2020.

La mobilità urbana

La mobilità urbana, che rappresenta la quota più piccola della Mobility in Italia, nel 2020 ha subito un rallentamento. In particolare, il trasporto su taxi (-60%), che però nel 2021 ha recuperato portandosi a circa due terzi del 2019.
Quanto al Trasporto Pubblico Locale, che partiva da un valore di 3,9 miliardi, nel 2021 si ferma poco sotto i due terzi dei valori pre-pandemia.
Al contrario, la pandemia ha favorito anche nel 2021 l’utilizzo del mezzo privato, con risultati meno negativi per l’intero comparto, dai pedaggi autostradali (-22%), alla sosta su strisce blu (-35%), o in struttura e ZTL.

Gli strumenti di pagamento

Il contante si conferma anche nella Mobility lo strumento preferito dai consumatori, soprattutto per il pagamento dei servizi di breve percorrenza e per il pagamento della sosta, caratterizzati da scontrini medi ridotti e da un’esperienza di acquisto che avviene tipicamente nel canale offline, ossia in prossimità della cassa.
Un esempio è il mercato della sosta su strada negli stalli strisce blu, dove la quasi totalità dei pagamenti avviene in contanti (91% del transato nel 2020).
Fanno eccezione i trasporti a lunga percorrenza, caratterizzati da scontrini medi più elevati e da un canale online più sviluppato. Un esempio è il mercato dell’autobus a medio-lungo raggio, dove le carte e i wallet valgono il 71% del transato nel 2021, e il 56% dei pagamenti viene effettuato online.