Società

Google trend 2021: in Italia i più “cercati” sono Green Pass e la Carrà

Anche quest’anno Google ha pubblicato come il consueto report Un Anno di Ricerche 2021, che allarga lo sguardo su personaggi, domande, argomenti più in risalto rispetto allo scorso anno, offrendo così un punto di vista sui tempi in cui viviamo. Ma cosa hanno cercato su Google gli italiani nel 2021, un anno segnato ancora dalla pandemia, ma anche dai tanti successi sportivi? Nella lista delle parole più digitate dagli italiani negli ultimi 12 mesi nelle prime posizioni spiccano il Green Pass e Raffaella Carrà, la cui scomparsa il 5 luglio scorso ha commosso tutta l’Italia. In un anno così importante per lo sport italiano, tra le parole top non mancano però gli Europei e Christian Eriksen, il calciatore danese che ha avuto un arresto cardiaco in campo, oltre a Champions League e Serie A. E tra gli eventi, il tennis, con Roland Garros, Wimbledon e Matteo Berrettini.

Dallo sport allo spettacolo alla politica fino agli addii più popolari 

Tra i personaggi del 2021 che hanno segnato il picco di traffico sul motore di ricerca ci sono ancora tanti sportivi, come Donnarumma, Janik Sinner, Federica Pellegrini, Marcell Jacobs, mentre nello spettacolo i Maneskin e Orietta Berti. E nella politica Mario Draghi e Giuseppe Conte, attuale ed ex primo ministro, riporta Ansa. Googlare è ormai una parola inserita nel vocabolario Treccani, e se tra i clic più di moda in cima alla classifica Google Trend spiccano “come fare il Green Pass” e Raffaella Carrà, tra gli addii più popolari, un po’ a sorpresa, al secondo posto c’è Michele Merlo, seguito da Franco Battiato e Gino Strada. Insomma, tra i Google Trend 2021 non c’è solo la pandemia nelle ricerche online italiane.

La Dad, la pizza e il Ddl Zan

Segno dei tempi, come scrive Leggo, nella lista di Google c’è anche Classroom, il programma per la didattica a distanza, incubo di milioni di famiglie durante questa pandemia, e quindi cliccatissimo. E la cucina, un tema che dal lockdown del 2020 in poi ha conquistato gli italiani? ‘Come fare la pizza in casa’ batte ‘come fare il pesto’ e ‘come fare la besciamella’, evidentemente sempre amata dagli italiani. Tra i ‘perché’ vince invece ‘Conte si dimette’, seguito da ‘non funziona WhatsApp’, e tra il ‘cosa significa’ svetta il Ddl Zan. Ma sul podio anche ‘zona rossa rafforzata’ e ‘resilienza’. Insomma, una fotografia dell’Italia 2.0 mai così veritiera.

Il 2030 secondo i giovani: un futuro tecnologico, inclusivo e sostenibile

Dalla ricerca Next Gen 2030BNP di Paribas Cardif, condotta sui giovani tra15-30 anni, emerge una visione ottimista: oltre due intervistati su tre (73%) sono convinti che nel 2030 si vivrà meglio, e con un profondo senso di ‘umanesimo’. E se le nuove tecnologie rivoluzioneranno il mondo del lavoro, con pc intelligenti, assistenti vocali e sistemi di monitoraggio del benessere del lavoratore (32%), lo smartworking sarà alternato alla presenza (52%), se non addirittura preponderante (34%). Ma i ragazzi sono convinti anche che vivremo in una società in cui le discriminazioni di genere saranno superate (35%), l’aspetto fisico non sarà più fondamentale (32%) e avere una donna alla Presidenza della Repubblica o del Consiglio (26%) sarà la normalità.

Più efficienza nelle strutture ospedaliere

Nel 2030 i giovani immaginano anche ospedali dotati di sale operatorie intelligenti, con assistenti virtuali e tecnologie integrate (31%). Il cambiamento atteso riguarda però tutto il mondo della sanità, che nella visione delle nuove generazioni riuscirà a riconvertire lo sforzo per lo studio dei vaccini anche per combattere altre malattie (46%). Quanto alla scuola, invece, metà degli intervistati (51%) crede che cambieranno le materie studiate, in un modello che prevede alcuni giorni in DAD (36%), o in strutture in stile campus/college americano (29%). Anche qui torna il leitmotiv dell’AI, che per il 62% rappresenterà il corso universitario del futuro.

Città più a misura d’uomo

Quanto ai rischi del futuro, per la Next Gen al primo posto ci sono quelli cyber (43%), seguiti dai danni provocati dal malfunzionamento della guida autonoma (32%) e da nuove pandemie (27%). In generale però un’evoluzione in positivo della società sembra essere quasi inevitabile, con un impatto anche sull’organizzazione delle città, che diventeranno più a misura d’uomo, soprattutto della popolazione con esigenze specifiche, come mamme, anziani, disabili (33%), e sulla mobilità, con un’AI che gestirà il traffico anche tramite semafori intelligenti (24%). Lo stesso ottimismo non si riscontra sempre per l’ambiente. Se da una parte molti immaginano la scoperta di nuove tecniche per riciclare e riutilizzare i prodotti (41%), non mancano i pessimisti che prevedono un peggioramento del riscaldamento globale e dell’inquinamento (31%).

Ognuno avrà il suo social personale

La digitalizzazione già avviata nell’universo dei pagamenti compirà poi un ulteriore passo verso l’economia cashless (51%) e l’e-commerce diventerà la modalità d’acquisto dominante (40%), ma anche l’esperienza fisica potrebbe migliorare grazie a negozi senza casse (24%) o alla vendita a domicilio su appuntamento (24%). Quanto al mondo dei social, secondo il 32% dei giovani intervistati i social attuali non esisteranno più, e c’è chi crede che ognuno avrà il suo social, impostato come desidera (23%). E in casa? Si immaginano tv più grandi e sottili da stendere e srotolare sul muro (36%), le abitazioni diventeranno tecnologiche (43%), salubri, con sistemi di purificazione dell’aria e di riduzione del rumore (37%) e alimentate esclusivamente da energie rinnovabili (36%).

Cinque milioni di italiani si sentono a casa nel proprio “locale del cuore”

Cosa rende un locale il posto del cuore, quello dove ci si sente a casa, dove si condividono momenti piacevoli ed emozioni con i propri amici o i propri cari? A chiederselo, anzi a chiederlo agli italiani, è stata Birra Moretti, che nel 2021 ha scelto il nuovo posizionamento e il nuovo slogan ‘In buona compagnia, così come siamo’. Dopo le restrizioni dovute all’emergenza sanitaria, e la libertà arrivata con la stagione estiva, grazie anche alla campagna vaccinale, la voglia di ripresa è tanta, così come la voglia di tornare nei locali. Secondo la ricerca condotta da Bva Doxa per Birra Moretti sono 5 milioni gli italiani che affermano di sentirsi a casa nel proprio ‘locale del cuore’, che si tratti di un bar, un pub, un ristorante, un bistrot, o una pizzeria.

L’ambiente e il cibo sono le caratteristiche giudicate più importanti

Dopo aver indagato cosa vuol dire e cosa ci fa sentire a casa, Birra Moretti ha cercato di mettere a fuoco le caratteristiche che non possono mancare a un locale per farci sentire a nostro agio. Stando ai risultati della ricerca, gli italiani di un locale innanzitutto giudicano l’ambiente (52%), un ambiente che deve essere curato e accogliente, deve trasmettere calore e avere attenzione per i dettagli. Una volta trovato l’ambiente giusto, è giudicata importante la tipologia di cibo che viene offerto (43%), un vero chiodo fisso per gli italiani.

Servizio, acustica, sottofondo musicale, arredamento e luci soffuse

Completano il podio delle caratteristiche del locale del cuore quasi in ex aequ0, il servizio, che deve essere accurato, ma senza troppa formalità (40%), e l’acustica, fondamentale per poter conversare piacevolmente (39%). Gli italiani però non dimenticano, e anzi apprezzano, elementi quali la musica di sottofondo (27%), l’arredamento (24%), e le luci soffuse (21%).

La birra è la bevanda della buona compagnia

Ma cosa bevono gli italiani seduti al tavolo del loro locale del cuore? L’indagine Doxa, riferisce Askanews, conferma che per gli italiani è la birra la bevanda della buona compagnia (42%), anche più del vino (37%). E tra i posti preferiti dove condividerla con le persone che si amano un italiano su due indica la pizzeria, ribadendo il binomio intramontabile ‘pizza e birra’. Dopo la pizzeria, gli italiani indicano la birreria (29%), casa propria o di amici (29%), il locale frequentato con gli amici (26%), il ristorante (23%) o un bar qualsiasi (19%). 

Per la prima settimana del Bonus Rottamazione TV boom di vendite

Il Bonus Rottamazione TV consente di ottenere uno sconto direttamente in cassa, in negozio e online, pari al 20% del prezzo d’acquisto, e fino a un massimo di 100 euro, purché l’acquirente sia in regola con il canone RAI e conferisca un vecchio televisore da rottamare. Lo scorso 23 agosto è entrato in vigore il decreto interministeriale sul Bonus, che ha come obiettivo quello di incentivare l’acquisto di nuovi apparecchi televisivi e decoder in vista dell’annunciato switch-off, ovvero il passaggio ai nuovi standard di trasmissione (MPEG4, DVBT-2/HEVC). E nella prima settimana di validità dell’incentivo statale per l’acquisto di televisori compatibili con il nuovo digitale terrestre, si è registrato un vero boom di vendite di televisori: sono infatti oltre 164.000 le unità vendute.

L’effetto immediato dell’incentivo, +122% unità vendute

Secondo le rilevazioni GfK Market Intelligence questo incentivo ha infatti avuto un effetto immediato sulle vendite: nella prima settimana di validità del Bonus TV, quella compresa tra il 23 e il 29 agosto 2021, sono stati venduti più di 164.000 televisori, con una crescita pari al +122% a unità rispetto alla stessa settimana del 2020. Il trend è decisamente positivo anche se si confronta il dato della settimana analizzata (la settimana 34) con la media delle settimane da inizio 2021. In questo caso la crescita è stata pari al +120%.

Sostituire la tv tradizionale con la Smart TV per seguire il Campionato

Nonostante il mese di agosto non sia tradizionalmente un momento di picco per le vendite di tv un numero consistente di italiani ha deciso quindi di approfittare subito delle agevolazioni statali.
Da un lato, potrebbe essere una scelta legata al timore di perdere il Bonus, che pure sarà in vigore fino al 31 dicembre 2022, salvo esaurimento fondi. Un altro elemento che potrebbe aver convinto molti italiani ad acquistare subito un nuovo dispositivo è il Campionato italiano di calcio, iniziato ufficialmente il 21 agosto.
Con l’acquisizione da parte di DAZN dei diritti per la trasmissione delle partite di Serie A, in molti hanno deciso di sostituire il proprio televisore tradizionale con una Smart TV, in grado di trasmettere contenuti in streaming.

Una crescita che si rafforza di settimana in settimana

Infatti, i dati GfK indicano che già la settimana precedente l’entrata in vigore bel Bonus TV, ovvero quella compresa tra il 16 e il 22 agosto 2021, aveva registrato un trend positivo, con una crescita delle vendite a unità pari al +17,3% rispetto allo stesso periodo del 2020. La crescita si è poi ulteriormente rafforzata la settimana successiva. Confrontando il numero di unità vendute nella settimana 34 (quella dell’entrata in vigore del Bonus) con la settimana 33 si rileva infatti un incremento pari al +114%.

Il body shaming rende le ragazze insicure dell’aspetto fisico

Colpa del body shaming se le giovani donne italiane sono insicure del proprio aspetto fisico. L’85% delle donne italiane tra i 18 e i 24 anni infatti si sente insicura a causa del proprio aspetto fisico, e il 68% affida la propria autostima al giudizio degli altri. Si tratta di alcuni dati emersi dalla ricerca realizzata dall’Istituto di Ricerca Eumetra per Kérastase in merito all’autostima e la libera espressione di sé e della propria diversità. La ricerca è parte del progetto Kérastase #ManifestYourGreatness, che ha l’obiettivo di promuovere e diffondere un messaggio di inclusione e accettazione di sé, anche attraverso il sostegno dei centri antiviolenza della Fondazione Pangea.

Fiere della propria personalità, non del proprio corpo

Il 96% delle donne italiane cita almeno un elemento di soddisfazione di sé, soprattutto tra gli aspetti che caratterizzano la loro personalità, come carattere (52%), relazioni personali e sociali (53%), lavoro e istruzione (45%). Ma l’85% delle giovani tra i 18 e 24 anni si sente insicura a causa del proprio corpo, rispetto a una media nazionale che si attesta intorno al 70%. Questo perché le più giovani risultano estremamente influenzate dai canoni estetici imposti dai social media (69%), e quasi la metà di loro (42%) non si sente accettata dalla società in cui vive e affida la propria autostima al giudizio degli altri (68%). E se i social da una parte influenzano le donne italiane sui canoni di bellezza, dall’altra risultano un valido alleato per il superamento delle proprie insicurezze (85%).

Tra i motivi di discriminazione il più diffuso è l’aspetto fisico

Quanto al body shaming, è un fenomeno indiscusso: al 73% delle intervistate è capitato di assistere in maniera diretta o indiretta a episodi di discriminazione, e tra le motivazioni più diffuse torna prepotente l’aspetto fisico (57% del campione e 66% tra le giovani), seguito dall’orientamento sessuale (32% del campione). Ma cosa fare per arginare questi fenomeni? Il primo passo è partire dal nucleo familiare (54%) che dovrebbe agire con una adeguata educazione. Ma rilevante è anche la richiesta di una maggiore sensibilizzazione da parte della scuola (37% delle giovani), il luogo relegato agli ultimi posti come contesto in cui le giovani donne si sentono accettate (9%) e supportate nel superamento delle insicurezze (2%).

Donne ancora limitate nella propria accettazione

L’indagine ha restituito una fotografia delle donne ancora fortemente limitate nella propria accettazione, soprattutto le più giovani. “E ci ha confermato quanto i social – spiega Ana Mesquita, General Manager Kérastase Italia – se da un alto impongono canoni di bellezza perfetta e spesso irraggiungibile, dall’altro possono essere potenti alleati per il superamento di alcune barriere grazie alla condivisione delle proprie esperienze”.
Inoltre, riporta Adnkronos, la ricerca ha dimostrato come la scuola sia ancora un contesto dove si può fare molto di più per abbattere le barriere della diversità, combattere il body shaming e supportare le nuove generazioni nella fiducia in sé stessi.

Il Covid fa crescere la percezione d’incertezza nel lavoroavoro

L’emergenza sanitaria ha minato le certezze degli italiani, e oggi il 43% dei lavoratori teme di perdere il posto o non si sente sicuro del proprio impiego. Nell’incertezza cresce l’attaccamento all’impiego attuale, e scende la percentuale di insoddisfatti, così come l’ambizione di avviare un’attività. Segnali di aumento delle preoccupazioni, quindi, che emergono anche in prospettiva. Tanto che pur di conservare il lavoro, se fosse necessario, una parte non trascurabile degli italiani sarebbe disposta anche ad accettare qualche compromesso. È quanto emerge del Randstad Workmonitor, l’indagine semestrale sul mondo del lavoro di Randstad, l’operatore di servizi Hr, che ha analizzato la capacità di adattamento dei lavoratori all’emergenza Covid19, e la percezione sul mercato del lavoro post pandemico.

I più insicuri sono gli under 35

Oltre sette italiani su dieci si dichiarano soddisfatti del loro lavoro (72%, +3% sul 2019), soprattutto le donne (74%), i dipendenti sotto i 25 anni (81%) e che lavorano nelle regioni del sud (76%). Solo il 6% è insoddisfatto. Nell’ultimo semestre, rispetto alla fine del 2019, è aumentata di tre punti la percentuale di italiani che hanno un chiaro timore di perdere il posto di lavoro (12%), mentre la sensazione generale d’insicurezza è salita di cinque punti (31%). I segmenti più insicuri sono gli under 35 (circa il 50%) e i lavoratori del sud (uno su due) e del nord est (uno su tre).

La protezione dello stipendio è l’aspettativa principale

Pur di non perdere il lavoro gli italiani sarebbe disposta anche ad accettare una riassegnazione di ruolo all’interno dell’azienda (29%), la cassa integrazione o una riduzione dell’orario di lavoro (21%), oppure un aumento dell’orario con lo stesso stipendio (17%), la perdita di benefit (15%), un contratto a termine (10%) o un taglio dello stipendio (8%). La protezione dello stipendio è la principale aspettativa per il post pandemia (54%), seguita da politiche di salute e protocolli di sicurezza (41%), comunicazione trasparente (39%), corsi di formazione (36%) e assicurazione sanitaria (32%). Il 21% indica poi i programmi di assistenza ai dipendenti, come il supporto psicologico, e il 15% le risorse per i dipendenti, come ad esempio, il gruppo genitoriale.

Non è il momento giusto per fare cambiamenti

L’indice di mobilità lavorativa negli ultimi sei mesi però è lo stesso di dodici mesi fa (23%), senza differenze rilevanti per genere e area di residenza. Nei prossimi sei mesi il 29% del campione prevede di fare lo stesso lavoro presso un’altra società, un altro 29% cambierà lavoro all’interno della stessa azienda e il 22% svolgerà un’altra mansione in un’altra impresa. Cala anche la percentuale di lavoratori che sta attivamente cercando un nuovo lavoro, passando dal 12% al 9%. Non manca l’attenzione a nuove opportunità, con il 25% che si sta guardando attorno (+3%). Che non sia il momento giusto per fare cambiamenti è testimoniato dal calo dell’ambizione di iniziare qualcosa di diverso, passata dal 58% di un anno fa al 48% attuale.

Incentivi e innovazione spingono gli acquisti per la casa

Durante il lockdown le attività domestiche hanno trainato anche parte degli acquisti non food, segno che gli italiani hanno sfruttato il tempo per effettuare riparazioni domestiche o abbellimenti, spesso rimandati o delegati a terzi. La sensibilità per la cura e l’ammodernamento della casa e degli ambienti domestici si è intensificata negli ultimi mesi, ma è una tendenza che era già in atto da alcuni anni, come emerge dall’Osservatorio Non Food 2020 di GS1 Italy.

Mobili, arredamento e bricolage

A sostenere la domanda di mobili e arredamento sono state la ripresa del mercato immobiliare e le agevolazioni fiscali per le ristrutturazioni edilizie e di riqualificazione energetica. Tra le principali voci di spesa risultano gli arredi per il bagno e i mobili per la cucina, e se con quasi metà delle vendite (48,0%) i negozi specializzati tradizionali restano il principale canale distributivo i consumatori che puntano al risparmio hanno scelto il canale online, che ha registrato il 4,3% di vendite in più. A segnare la novità per il segmento del bricolage è invece la proposta dei prodotti che uniscono innovazione e tecnologia per intercettare la richiesta dei consumatori in termini di migliori prestazioni d’uso e risparmio di tempo. Il segmento del giardinaggio, tempo libero e autoaccessori ha coperto il 52,3% delle vendite totali, mentre quello dell’edilizia e fai da te il restante 47,7%.

Elettrodomestici grandi e piccoli

Innovazione tecnologica, risparmio energetico, multifunzionalità, usabilità e design hanno guidato le scelte dei consumatori per gli elettrodomestici bianchi, che hanno premiato i frigoriferi con touchscreen e monitoraggio della conservazione del cibo, le lavatrici dotate di sistemi di ottimizzazione dei cicli, le asciugatrici e le lavastoviglie. Anche l’home comfort (condizionatori d’aria e prodotti per il riscaldamento) hanno contribuito al trend espansivo grazie soprattutto agli incentivi per la riqualificazione energetica. A trainare il mercato dei piccoli elettrodomestici nell’ultimo anno sono stati invece soprattutto i prodotti per la cura della casa, in particolare, aspirapolvere senza fili, mentre i prodotti per la preparazione del cibo hanno rallentato la crescita. Tra i prodotti per la cura della persona le performance migliori sono state quelle di asciugacapelli e prodotti per l’igiene dentale.

Inversione di tendenza per sicurezza domestica e tessile

Inversione di tendenza per il comparto informatico, che nel 2019 ha segnato una flessione annua di -1,6%. Unica eccezione, le vendite di visual cam per la sorveglianza domestica, aumentate per la crescente attenzione verso i prodotti legati alla sicurezza e le politiche promozionali attivate su queste referenze. Anche per le referenze riferite al tessile se si è speso sempre meno: il segmento perde il -2,4% su base annua, e il fatturato complessivo si attesta a 1,309 miliardi di euro. Nel tessile casa trionfa comunque l’home living, e la voglia di personalizzare lancia l’online, che segna il +3,3% annuo. Decisive per questa performance sono state infatti la possibilità di acquistare sul web i prodotti delle principali aziende del comparto, e soprattutto il servizio di personalizzazione.

Stereotipi di genere e giovani italiani: c’è ancora molto da fare

Come si comportano e reagiscono gli adolescenti italiani in merito al tema degli stereotipi di genere? A questa domanda ha risposto un’indagine condotta da Ispos per Save the Children in occasione della Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne. Il sondaggio ha voluto indagare in particolare i comportamenti e il percepito dei più giovani rispetto a questo argomento. I principali risultati della ricerca fanno pensare che di strada ce ne sia ancora molta da percorrere. Un dato su tutti: il 70% delle adolescenti dichiara di aver subito molestie in luoghi pubblici e apprezzamenti sessuali, al 64% di loro è capitato di sentirsi a disagio per commenti o avance da parte di un adulto di riferimento e quasi una su tre è stata palpeggiata in luoghi pubblici (31%). Ancora poche quelle che denunciano le molestie, sia per paura della reazione (29%) sia per vergogna (21%). Sul fronte del “percepito”, sono ancora troppe le giovanissime che si sentono in svantaggio rispetto ai coetanei maschi: ben il 54% delle ragazze afferma di essersi sentita in svantaggio solo per questioni di genere, almeno qualche volta.

Il web non sempre aiuta

Per quanto riguarda il mondo online, lo studio evidenzia che il 39% dei ragazzi e delle ragazze in Italia sono esposti sul web a contenuti che giustificano la violenza contro le donne, con una forbice che si allarga dal 31% dei maschi al 48% delle femmine. Tra le ragazze il 41% ha visto postare dai propri contatti social contenuti che l’hanno fatta sentire offesa o umiliata come donna. Ancora più grave è il fatto che i pregiudizi, anche nelle nuove generazioni, sono difficili da superare: il il 15% degli adolescenti (il 21% tra i maschi e il 9% tra le ragazze) ritiene che le vittime di violenza sessuale possano contribuire a provocarla con il loro modo di vestire o di comportarsi.

Il ruolo della “bellezza”

Anche per ciò che concerne l’aspetto estetico sopravvivono grandi pregiudizi. “Il 57% degli intervistati pensa che la bellezza femminile possa essere uno strumento per il successo (il dato maschile sale a 63%), una percezione che si conferma nel 46% degli intervistati che affermano che per le femmine essere attraenti è più importante che per i maschi (il 39% delle ragazze intervistate ne è convinta, percentuale che aumenta al 53% nei coetanei maschi)” riporta lo studio. Infine, anche tra i più giovani resiste le stereotipo che affermarsi nella propria vita professionale sia più importante per i maschi che per le femmine (quasi il 40% dei maschi ne è convinto, contro il 21% delle ragazze), come anche avere un’istruzione universitaria sia più importante per un ragazzo che per una ragazza.

Perdere il lavoro preoccupa metà dei lavoratori in tutto il mondo

La pandemia ha fatto crescere nel mondo la sensazione di precarietà riguardo la propria situazione lavorativa, e il timore è quello di ritrovarsi disoccupati nel giro di un anno. In media il 54% degli adulti occupati di tutto il mondo afferma infatti di essere preoccupato per la perdita del lavoro nei prossimi 12 mesi. La percentuale di chi lamenta preoccupazione per la perdita del proprio lavoro nel prossimo anno varia però ampiamente da Paese a Paese, e va dal 75% in Russia al 73% in Spagna e il 71% in Malesia a solo il 26% in Germania, il 30% in Svezia e il 36% nei Paesi Bassi e gli Stati Uniti. L’Italia si piazza al centro della “classifica”: nel nostro Paese risulta preoccupato per la perdita del proprio lavoro il 49% della popolazione. 

La capacità di acquisire nuove competenze 

Si tratta di alcuni dati emersi da una indagine Ipsos condotta per il World Economic Forum tra 12.000 lavoratori adulti di 27 Paesi. La ricerca mira a indagare le preoccupazioni per la perdita del lavoro e la capacità di acquisire nuove competenze al fine di svolgere i cosiddetti lavori del futuro. A livello globale il 67% degli adulti occupati intervistati afferma infatti di poter apprendere e sviluppare le competenze necessarie per i lavori del futuro. In particolare, tramite l’attuale datore di lavoro.

Spagna, Perù e Messico più fiduciosi di Giappone, Svezia e Russia

Nei 27 Paesi considerati dall’indagine la capacità percepita di apprendere e sviluppare nuove e necessarie abilità sul lavoro è più diffusa in Spagna (86%), in Perù (84%) e in Messico (83%), e meno comune in Giappone (45%), in Svezia ( 46%) e in Russia (48%). In Italia, la percentuale degli adulti che afferma di poter apprendere e sviluppare nuove competenze è anche maggiore rispetto alla media globale, ed è pari al 71%.

Acquisizione di nuove competenze versus precarietà del lavoro 

A livello globale, è più probabile che i lavoratori affermino di poter apprendere e sviluppare le competenze necessarie per i lavori del futuro attraverso il loro attuale datore di lavoro (67%) piuttosto che esprimere preoccupazione per la perdita del lavoro nei prossimi 12 mesi (54%). Una differenza, questa, di 13 punti percentuali. Questo dato è confermato anche in Italia (71% vs. 49%), e i Paesi in cui si concentra la maggioranza degli intervistati che ritiene di poter acquisire nuove competenze sul lavoro sono gli Stati Uniti e la Germania. Al contrario, i Paesi in cui predomina la preoccupazione per la perdita del proprio posto di lavoro sono Russia, Malesia, Polonia, Giappone, Turchia e Corea del Sud.