Mese: Settembre 2023

La moda italiana celebra 20 anni di stile e sostenibilità

Gli italiani e la moda compongono un’equazione complessa e affascinante. Allo shopping come ‘coccola’ contrappongono l’attenzione a prezzo e materiali, alla ricerca ‘dell’affare’ e la sostenibilità ambientale. Dal punto di vista stilistico, vincono funzionalità e semplicità, anche se si notano frange d’avanguardia tra le donne e le nuove generazioni.  E dei vent’anni di stile italiano appena passati, risulta vincente lo stile Sex & the City, con lo shopping terapeutico e di marca contrapposto al più recente Outdoor, che vince però come previsione per il futuro. Sono alcuni risultati della ricerca ‘2003-2023 Fashion Inside’, promossa dall’Osservatorio McArthurGlen sulla moda nel retail fisico, condotto da BVA Doxa in collaborazione con BRAND JAM.

Tra slancio emotivo e razionalizzazione

Gli atteggiamenti nei confronti della moda evidenziano una dualità di fondo tra i consumatori, che oscillano tra slancio emotivo e razionalizzazione. La moda è infatti un modo per esprimere la propria individualità (52%), lo shopping migliora l’umore (44%), contribuisce ad aumentare l’autostima (35%) ed è un modo di prendersi cura di sé (48%). Ma accanto a questo contesto decisamente emotivo, convivono alcuni aspetti più razionali, primo fra tutti l’attenzione ai prezzi. Per riuscire a ‘fare l’affare’ (59%) si fanno ‘ricerche’ e ‘confronti’ (55%) e si va alla ricerca di capi di buona qualità a prezzi accessibili (52%). La razionalità emerge anche nella scelta di capi: si preferisce un abbigliamento comodo e funzionale rispetto all’inseguire l’ultima moda (59%). La ricerca di un equilibrio che garantisca un look adatto e originale rimane comunque fattore di soddisfazione. 

Sostenibilità e Designer Outlet

Anche nella moda e nello shopping si afferma in modo piuttosto evidente un richiamo ai temi di sostenibilità. L’acquisto di collezioni precedenti e di seconda mano è un mezzo per ridurre l’impatto ambientale (45%), e l’attenzione alla composizione dei materiali è elevata (38%). L’attenzione alla sostenibilità è rilevante in generale, e si rivolge anche alla seconda vita delle collezioni proposte dei Designer Outlet, a cui oltre ai prezzi vantaggiosi, viene riconosciuto in misura significativa un posizionamento vicino ai temi della sostenibilità (4%). In ogni caso, il negozio fisico rimane centrale come luogo esperienziale dove potere toccare con mano il prodotto, Ma soprattutto, premiarsi con la disponibilità immediata del capo.

Stile: funzionalità e semplicità sono vincenti 

Tra gli stili, quelli che piacciono di più e che si ritengono più adatti a sé sono Natural Chic (51%) e Minimalista (40%). La donna conferma la preferenza per il Natural Chic, mentre l’uomo tende ad apprezzare di più lo stile Street Active, insieme alla GenZ, che si sbilancia esprimendo una preferenza maggiore per stili quali Femme Fatale e Material Girl/Rocker. Andando oltre il proprio gradimento personale, gli stili che secondo gli italiani meglio interpretano la rappresentazione comune della moda contemporanea sono lo Street Active e il Natural Chic. Particolarmente d’accordo con questa tendenza i giovanissimi della GenZ, che  citano tra gli stili più rappresentativi anche il Minimalista, andando invece e sminuire il ruolo del New Romantic/Dandy, più citato da Millennials e GenX.

Resto al Sud, torna il programma per l’imprenditoria nel Mezzogiorno

Anche nel 2023, il programma “Resto al Sud”, gestito da Invitalia, rappresenta un’importante opportunità per sostenere la creazione e lo sviluppo di nuove iniziative imprenditoriali e professioni libere in varie regioni italiane, contribuendo così alla crescita economica e all’innovazione nelle zone meridionali del paese. “Resto al Sud 2023” mira a promuovere l’imprenditorialità nelle seguenti regioni: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia, oltre alle aree colpite dal cratere sismico del Centro Italia, che comprendono Lazio, Marche e Umbria, e alle isole minori marine, lagunari e lacustri del Centro-Nord.

Il budget complessivo per il 2023/2024 di 1,25 miliardi di euro

Il programma è destinato a cittadini privati tra i 18 e i 55 anni e dispone di un budget complessivo per il 2023/2024 di 1,25 miliardi di euro. Le attività ammissibili per il finanziamento includono settori industriali e artigianali, trasformazione di prodotti agricoli, pesca e acquacoltura, servizi per aziende e privati, turismo, commercio e professioni libere, sia individualmente che in forma societaria. Tuttavia, le attività agricole non sono finanziate tramite questo programma.
Il finanziamento fornito da “Resto al Sud 2023” può coprire completamente i costi del progetto presentato, con un massimo di 50.000 euro per richiedente, o fino a 200.000 euro per società con un massimo di quattro membri. Le imprese gestite individualmente possono ottenere un finanziamento massimo di 60.000 euro. Inoltre, è previsto un contributo aggiuntivo non rimborsabile per le esigenze di capitale circolante, che varia da 15.000 euro per le imprese individuali a un massimo di 40.000 euro per le società.

Quali sono le spese ammissibili?

Le spese ammissibili includono lavori di ristrutturazione o manutenzione straordinaria di proprietà immobiliari (entro il 30% del budget totale), acquisto di macchinari, impianti, attrezzature, software e servizi legati alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Inoltre, le spese operative, come materie prime, materiali di consumo, utenze, canoni di locazione e premi assicurativi, sono ammissibili fino al 20% del budget totale, mentre spese come progettazione, promozione, consulenza e costi del personale dipendente non sono finanziate. Le agevolazioni di “Resto al Sud” coprono il 50% delle spese a fondo perduto e il restante 50% attraverso un finanziamento bancario garantito dal Fondo di Garanzia per le PMI, con interessi a carico di Invitalia.

Come presentare la domanda

Per presentare una domanda di finanziamento, è necessario utilizzare la modalità online sul sito web di Invitalia, disponendo di un’identità digitale come SPID, CNS o CIE, compilare la domanda online e caricare il piano aziendale e i documenti correlati. Una volta inviata la domanda, verrà attribuito un numero di protocollo elettronico, e eventuali modifiche ai contatti possono essere effettuate successivamente. Le domande vengono valutate in base all’ordine di ricezione entro un periodo di 60 giorni dalla presentazione, senza scadenze o liste prioritarie. Invitalia verifica preliminarmente i requisiti dei richiedenti e successivamente valuta le proposte, anche attraverso colloqui diretti con i proponenti.

Lavoro: a settembre 2023 oltre 3 milioni cercano un altro impiego

L’accentuata mobilità interna al mercato del lavoro, e il fenomeno delle dimissioni volontarie, da settembre spingeranno oltre 3 milioni di occupati a ricercare un nuovo impiego. È quanto emerge dall’ultima indagine della Fondazione studi consulenti del lavoro, dal titolo ‘Ritorno al lavoro: per 3 milioni parte la ricerca di una nuova occupazione’. Con l’occupazione in crescita aumenta quindi la voglia di cambiare lavoro. Spinti dalle nuove opportunità che offre il mercato, dalla concorrenzialità crescente delle imprese nel trattenere i giovani o reclutare le professionalità introvabili, ma anche desiderosi di un cambiamento che porti a una maggiore soddisfazione professionale o un migliore equilibrio vita-lavoro, i lavoratori italiani si muovono molto più di prima tra un’occupazione e l’altra.

2022, l’anno record delle dimissioni 

Come negli anni passati, settembre, insieme a dicembre, è il mese in cui si concentra il maggior numero di dimissioni volontarie. Il 2022, in particolare, è stato l’anno record delle dimissioni: 1.255.000 lavoratori a tempo indeterminato hanno lasciato il proprio impiego (+9,7% rispetto al 2021, +24% rispetto al 2019). Con riferimento ai settori più interessati dal fenomeno, la ricerca evidenzia come su 100 dimissioni di lavoratori a tempo indeterminato la quota maggiore riguarda commercio e servizi turistici (33,8% del totale) e comparto manifatturiero (25%). In generale, i settori protagonisti dell’incremento più consistente sono quelli che hanno conosciuto una più alta crescita occupazionale, come costruzioni (+48,4%), servizi di informazione e comunicazione (+37,5%), sanità e istruzione (+35,8%).

I giovani sono più “mobili”

Secondo un’indagine realizzata a giugno scorso dalla Fondazione studi consulenti del lavoro, in collaborazione con l’Istituto Piepoli, il 6% dei lavoratori interpellati ha cambiato occupazione negli ultimi due anni. A questi si aggiunge un 13% che sta cercando attivamente un altro impiego. C’è poi un 26% che pur non avendo ancora agito concretamente desidera un cambiamento professionale.
La diffusa mobilità riguarda maggiormente i giovani, di cui il 13% ha cambiato lavoro, mentre il 15% è attivamente alla ricerca di una nuova occupazione. A spiegare il fenomeno, soprattutto la mancata soddisfazione per la situazione professionale precedente.

Cosa si cerca nel nuovo lavoro?

Non a caso, per il 41% di chi ha cambiato lavoro negli ultimi due anni (o si accinge a farlo) la scelta è guidata soprattutto dallo scontento per l’attuale condizione.
Seguono, ma molto distanziate, la necessità, derivante dalla scadenza di un contratto o un licenziamento (18%), e la voglia di un cambiamento di vita capace di favorire un ruolo diverso del lavoro nella propria esistenza (16%). Il 12% fa poi riferimento al presentarsi di nuove opportunità, mentre solo il 6% alla paura di perdere l’attuale impiego. Ma cosa si cerca nel nuovo lavoro? Miglioramento retributivo (39%), che non significa meri aumenti salariali, ma anche diverse e migliori forme di welfare e benefits, migliore equilibrio lavoro-vita privata (30%), desiderio di riscoprire motivazioni e nuovi stimoli (21%), migliore clima aziendale (20%) e prospettive di crescita e carriera (20%).